lunedì 17 giugno 2013

la ripresa....per i fondelli!

Poco tempo fa qualcuno fece girare su facebook un "post" carino e soprattutto interessante. C'erano dei ritagli di titoli di articoli presi da vari giornali di diversi anni successivi, nei quali (titoli) qualche esponente politico o "esperto economista" ogni volta prometteva o assicurava che l'anno successivo ci sarebbe stata la ripresa economica.
E così, nell'articolo del 2009 si diceva che nel 2010 ci sarebbe stata la ripresa. Nel 2010: "la ripresa sarà nel 2011". L'anno successivo la ripresa era data per certa nel 2012, e via così.
Oggi -più prudentemente e forse anche per evitare che la gente si senta troppo presa per i fondelli- si tende a spostare la data della (presunta) ripresa economica non più per l'anno successivo, bensì fra 3-4 anni o più.
D'altronde, i recentissimi dati dell'Istat sulla crisi che non accenna a diminuire, parlano da soli.

Persino il "Time", la prestigiosa rivista americana, non sospettabile di simpatie a sinistra, parla ora, a proposito della crisi economica, di "vendetta di Marx".
Il marxismo, dato per morto e sepolto (anche a sinistra) dopo il Crollo del Muro di Berlino, si riscopre ora in tutta la sua tremenda attualità.
Infatti, i meccanismi di fondo del funzionamento del capitalismo -nonchè i suoi limiti intrinseci, che causano le crisi economiche- sono rimasti sostanzialmente immutati dai tempi in cui li studiò Marx.
La caduta dei profitti, le piccole-medie imprese che chiudono in massa, stritolate dalle grandi (più che dalle tasse, come sovente si vuole far credere), l'aumento della disoccupazione e della precarietà, ecc., ossia, tutti fenomeni che oggi abbiamo davanti ai nostri occhi, erano stati già ampiamente trattati e spiegati dal filosofo tedesco nell'800.

A questi meccanismi vanno aggiunti -ahimè- gli effetti delle "ricette" economiche che l'Europa (e soprattutto la BCE) ci impongono e che aggravano ancor più la crisi, con effetti devastanti, come accade in alcuni paesi (Grecia, Spagna, Italia, Portogallo). E questo nel tentativo, da parte della Germania, di scaricare sui paesi deboli gli effetti della crisi più generale.
Le politiche liberiste, basate sulla riduzione del debito pubblico, sull'austerità, sono utili esclusivamente al mondo finanziario-speculativo-bancario, soprattutto quello tedesco. Le pesante conseguenze le stiamo pagando sulla nostra pelle.
E, oltre ai paesi mediterranei già citati, la crisi sta per toccare sempre più la Francia e altri paesi anche dell'est europeo e i primi sintomi di essa si incominciano a vedere persfino nel "bunker" Germania.

E gli USA e la GB?
Anche loro non sono da meno.
Certo, li aiuta un po' il fatto che mantengono la sovranità sulla loro valuta (cosa che noi abbiamo perso con l'euro), ma anche loro non stanno messi per niente bene.
Gli Stati Uniti, in modo particolare, hanno goduto finora di un enorme vamtaggio sugli altri Stati, ossia, il fatto che la loro moneta, il dollaro, fosse moneta mondiale.

Vantaggio, però, che stanno a poco a poco perdendo: i più grandi dei paesi emergenti (i paesi del BRICS, Cina in testa) stanno creando le condizioni per poter in prospettiva sempre più sganciarsi dal dollaro, come moneta di transazione. Anzi, già hanno incominciato a farlo e lo faranno, via via, sempre più.
Ciò darà col tempo un colpo durissimo all'economia USA (con tale Stato che è di gran lunga il più indebitato al mondo), già oggi in crisi anch'essa.
Non è un caso che gli americani tendono a reagire laddove posseggono una forza incontrastata, ossia, sul piano militare, accelerando sempre più un conflitto, che potrebbe diventare mondiale, con effetti assolutamente imprevedibili. Gli attacchi mass-mediatici alla Siria (e gli aiuti e i finanziamenti ai cosidetti "ribelli") portano proprio in questa direzione.

Ma....e la famosa ripresa?
Per il momento si vede solo un'inquietante ripresa della corsa agli armamenti!

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