Il Crollo del Muro di Berlino, così
come un po' tutti gli eventi degli anni 89-91 accaduti nei paesi
dell'Europa Orientale, e che hanno portato alla fine dell'esperimento
di costruzione del socialismo in quei paesi, sono stati salutati con
enorme entusiasmo nell'Occidente capitalistico (per "Occidente",
intendo sostanzialmente Europa Occidentale e Stati Uniti).
Infatti, dopo decenni in cui il
capitalismo era stato duramente contestato, messo in discussione e
fortemente contrastato e limitato (non solo nei paesi a Socialismo
Reale, ma anche nell'Occidente, grazie alle politiche sociali e di
intervento statale nell'economia), ora toccava al socialismo essere
non solo messo in discussione, ma proprio abbattuto.
E il bello era che questa volta la fine
del socialismo non avveniva attraverso un colpo di Stato e
l'instaurazione di una feroce dittatura, ossia, dall'alto. No: questa
volta erano le stesse masse popolari che apparivano condannare
il socialismo e sbarazzarsene definitivamente, per tornare al
capitalismo. Maggiore successo mediatico per la borghesia e per
l'Occidente capitalistico non poteva capitare.
Tale narrazione era
troppo bella perchè qualche studioso o intellettuale nostrano si
fosse presa la briga di andare ad indagare un po' più
approfonditamente che cosa stava veramente accadendo in quei paesi. E
infatti tuttora non risulta essersi prodotto uno studio serio sugli
eventi dell'89-91 nei paesi dell'est (almeno non da noi).
Viceversa, si è
voluto credere al refrain semplicistico e superficiale della
"democrazia" o della "libertà" che trionfava sul
"totalitarismo".
La massima
teorizzazione di allora fu quella di Francis Fukuyama (politologo
statunitense), il quale parlò allora di "fine della storia".
Le vicende degli
anni successivi hanno brutalmente smentito tale incauta affermazione.
Fukuyama a parte,
la speranza grossa di quegli anni era che, con il crollo del
socialismo (visto come la fonte di tutti i mali) si sarebbe aperta
una nuova era di pace, democrazia e progresso.
Pace?
La fine della
guerra fredda ha visto la moltiplicazione delle guerre e dei vari
conflitti (anche molto cruenti): dalle guerre nella ex Jugoslavia,
all'Iraq (più volte), all'Afghanistan, alla Cecenia, alla Libia,
alla Siria e all'Ucraina, per citare solo le guerre più note. A
questi andrebbero aggiunti altri conflitti meno noti, soprattutto nel
continente africano (Ruanda, Somalia, Sudan, Niger, Congo e altri
ancora).
E' significativo
che praticamente in tutti, dico tutti, questi conflitti sono
coinvolti gli Stati Uniti -direttamente o indirettamente- e/o la
Francia e/o la Gran Bretagna (e non di rado anche la stessa Italia).
E ciò anche quando tali tensioni vengono fatti apparire dai nostri
mass-media come problemi strettamente locali..
Dunque, la fine
della guerra fredda non ha affatto pacificato il mondo, ma -al
contrario- l'ha reso più violento e pericoloso.
Grazie soprattutto
agli USA (e alle sue lobbies, ad esempio quella delle armi), che, non
avendo più un'altra potenza con cui dover fare i conti, nei decenni
scorsi hanno provato a fare il bello e il cattivo tempo un po'
dappertutto.
Meno male che negli
ultimi anni qualcosa sta cambiando, con l'emergere della Cina, della
Russia di Putin e dei paesi del BRICS.
Questo per quanto
riguarda la pace. E con il progresso e la democrazia? Cosa è
cambiato in quest'ultimo quarto di secolo?
Il progresso
occidentale si è arrestato con la fine della bolla informatica
(bolla iniziata peraltro già prima dell'89) e con la crisi economica
attuale.
Nei paesi dell'Est
Europa, col ritorno al capitalismo è esplosa la povertà, la
disoccupazione, l'incertezza sociale e l'emigrazione (come possiamo
notare anche da noi) verso altri lidi.
I cosidetti "nuovi
ricchi" -un'esigua minoranza- provengono un po' tutti dalla
dirigenza politica degli ex Stati socialisti (il che la dice lunga
sulla facilità e la tranquillità con cui sono avvenute le presunte
"rivoluzioni" dell'89).
A proposito di
progresso, va registrato invece che, paradossalmente, i paesi
emergenti sono soprattutto la Cina (rimasta socialista, anche se con
elementi di capitalismo controllato), il Brasile (che da più di un
decennio sta rompendo con le politiche liberiste, introducendo
politiche di welfare-state), il Venezuela (altro paese che va verso
il socialismo) e altri ancora.
Democrazia:
nei paesi dell'ex
Patto di Varsavia, a parte la Russia di Putin (che non so quanto
possa definirsi "democratica"), gli altri paesi sono finiti
un po' tutti (o quasi tutti) nell'orbita della NATO e dell'Unione
Europea.
Nella NATO non
esiste democrazia: sono gli Stati Uniti a farla da padrone.
L'Unione Europea è
talmente "democratica" che le decisioni più importanti (e
vincolanti per i paesi aderenti) non vengono prese dal Parlamento
Europeo (eletto dai cittadini), bensì dalla Banca Centrale Europea
(BCE) e dal Consiglio Europeo (entrambi organismi non eletti dai
cittadini).
Due parole anche
sull'Italia, dato che da noi gli eventi dell'89 hanno avuto
ripercussioni politiche molto più forti che negli altri paesi
occidentali.
In modo particolare
con la fine del Partito Comunista Italiano, e nei decenni successivi
sempre più, il nostro paese ha visto l'esplosione dell'astensionismo
elettorale, che è indice quantomeno di sfiducia da parte dei
cittadini di poter cambiare qualcosa attraverso le "libere
elezioni democratiche" e quindi è una cartina di tornasole di
una democrazia malata.
Oltre
all'astensionismo, assistiamo anche all'emergere di nuove (nuove
nelle forme, ma vecchissime nei contenuti) forme di populismo, alle
varie riforme elettorali che distorcono il voto dei cittadini,
spostandolo verso il centro, anche grazie all'introduzione delle
soglie di sbarramento (grandissimo provvedimento democratico!?!?!), e
-dulcis in fundo- la recente pratica di fare e disfare i governi da
parte del Presidente della Repubblica, mettendo al governo elementi
NON eletti dai cittadini, come Renzi.
Ma da noi si
continua a festeggiare la caduta del Murto di Berlino.
Per giunta facendo
finta di non vedere il nuovo muro della vergogna, molto più lungo,
massiccio ed opprimente di quanto fosse quello. Ossia, quello che lo
Stato Sionista di Israele ha costruito per opprimere e tenere
prigioniero il popolo palestinese (dopo aver rubato loro la terra).