lunedì 21 luglio 2014

USA, BRICS, Ucraina, Gaza....sarà guerra?

La scorsa settimana c'è stato un evento molto importante, per quanto riguarda i futuri assetti economico-politici mondiali. Tale evento -senza retorica- porrà le basi per un prossimo radicale mutamento dei rapporti di forza economico-politici nello scenario globale.
Quest'evento è stato talmente importante, che in Italia -e per la verità un po' in tutta Europa- tale notizia è passata quasi totalmente inosservata. Sembra quasi un silenzio-stampa. Invano ho provato a cercarla nei siti internet dei principali quotidiani italiani (ma anche in quelli francesi, tedeschi, spagnoli, inglesi...). Se fossi un "grillino" direi: "questo non ve lo dice nessuno".

Ma di quale evento si tratta?
Parliamo del vertice dei paesi del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) tenutosi il 15-16 luglio in Brasile, a Fortaleza.

Senza dilungarsi nei particolari, il dato importante emerso da quest'incontro è la creazione di una Banca di Sviluppo. Ossia, una banca alternativa alle due istituzioni finanziarie che hanno dominato l'economia mondiale fino ai giorni nostri (ed egemonizzati dagli Stati Uniti), ossia il FMI (Fondo Monetario Internazionale) e la Banca Mondiale.
La differenza fondamentale tra la Banca di Sviluppo che stanno per realizzare i paesi del BRICS e il FMI e BM è che mentre quest'ultime condizionano pesantemente le politiche economiche degli Stati, in senso liberista, la prima non lo fa, lasciando piena libertà a quei paesi che vi attingono.
E questo è un enorme vantaggio per i paesi emergenti.

Le decisioni uscite fuori dal vertice di Fortaleza pongono le basi per una futura emancipazione di questi paesi (e non solo di questi) dal dollaro e quindi dagli USA. E stiamo parlando di paesi in cui vive il 40% della popolazione mondiale e le cui economie sono in forte crescita e supereranno in tempi non lunghi quelle dell'intero Occidente.
Non solo: al vertice sono stati invitati capi di Stato di diversi paesi, soprattutto dell'America Latina (Argentina, Venezuela, Ecuador, ecc.).
Ovvio che gli americani vedano tutto ciò come fumo nell'occhio e faranno di tutto per impedire lo sviluppo di tali dinamiche.


Ora, leggendo il titolo dell'articolo, qualcuno si chiederà che cosa c'entra l'Ucraina e Gaza con tale evento?
Moltissimo!

Chi si intende un po' di geo-politica e non si accontenta delle versioni dei nostri mass-media (sostanzialmente egemonizzate, o quantomeno influenzate dagli USA) dovrebbe avere ben chiaro che il colpo di Stato dei mesi scorsi in Ucraina (camuffato -malamente- da "rivoluzione") e le continue provocazioni contro la Russia (l'ultima è quella dell'aereo malese colpito; poi ci sono le sanzioni economiche, e tanto altro) costituiscono un tentativo, da parte degli Stati Uniti, di spingere la Russia verso la guerra. E ciò proprio per tentare di contrastare i paesi del BRICS, indebolendo uno di questi paesi (dato che gli USA sul piano militare sono, almeno in teoria, più forti della Russia, e possono contare pure sui paesi europei, grazie alla NATO).

Dunque, gli americani e il loro presidente Obama "Nobel per la pace", vogliono a tutti i costi scatenare una guerra contro la Russia, ma naturalmente la vogliono in Europa, ossia, lontano da casa loro: il tributo di sangue e di distruzioni dobbiamo essere noi europei a darlo, non certo loro.

E Gaza? Cosa c'entra Gaza con tutto ciò?
Apparentemente qui il discorso sembra non avere niente a che fare. Da decenni, infatti, Israele sta combattendo una guerra per cacciare via il popolo palestinese dalla sua terra, distruggendo le loro case, massacrandone la popolazione, e tutto ciò in barba a diverse risoluzioni dell'ONU, che dicono il contrario, ma che lo Stato sionista di Israele fa finta di ignorare, potendo contare quantomeno sul silenzio, se non sull'appoggio dell'Occidente, Stati Uniti in primis.

Ma gli eventi recenti sembrano aggiungere un altro elemento.
Al largo di Gaza è stato scoperto un giacimento di gas, che Hamas (l'organizzazione palestinese che governa la Striscia di Gaza) intendeva sfruttare, grazie all'aiuto di Gazprom (russa, per chi non lo sapesse).
Pochi giorni dopo tale decisione, ignoti caturano e uccidono i tre giovani israeliani e il governo di tale paese scatena il genocidio della popolazione di Gaza, invadendone il territorio.

Pura coincidenza?
Mah...
Fatto sta, che grazie agli Stati Uniti e a Israele si avvicina, a cent'anni di distanza dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, un nuovo possibile conflitto.

lunedì 14 luglio 2014

Grande, Renzi, è riuscito ad ottenere.....niente!

C'è una buona notizia per chi odia gli immigrati!
Oddio, la notizia, a dir la verità, è tutt'altro che buona. Ma per chi ha la lungimiranza di credere che il problema principale in Italia siano gli extracomunitari, è senz'altro un'ottima notizia.

Gli immigrati in Italia incominciano a diminuire.
Secondo i dati che l'ISTAT ha pubblicato recentemente, gli ingressi di extracomunitari nel nostro paese sono diminuiti, nel 2012, del 27,7%, rispetto al 2007.
Contemporaneamente aumenta il numero di stranieri che se ne va via dal Bel Paese (+17,9%).

A tali dati, però, andrebbe aggiunto un altro fenomeno, per comprendere meglio ciò che effettivamente sta accadendo: aumentano enormemente gli italiani che espatriano, in cerca di maggior fortuna all'estero.
Dunque, gli italiani hanno ripreso, dopo parecchi decenni, ad emigrare alla grande.

Entrambi i fenomeni di cui sopra sono evidenti indici di un peggioramento delle condizioni di vita nel nostro paese.
E, tanto per avere una conferma, la Caritas denuncia -dati alla mano- il raddoppio del numero dei poveri assoluti in Italia dal 2007 al 2012.
Cala, inoltre, la produzione industriale, del 6,7% nel 2012, rispetto all'anno precedente, e addirittura del 25% rispetto al 2008 (Corriere.it).
Naturalmente aumenta anche la disoccupazione (e il precariato; questo anche per le leggi sul lavoro).
Manco a dirlo, assistiamo ad un vero e proprio boom di chiusure aziendali (piccole-medie imprese, laboratori artigianali), nonchè di esercizi commerciali.

Arrivati a questo punto, la maggior parte degli italiani sarebbe portata "istintivamente" a dare tutta la colpa ai soliti politici "ladri", "magna-magna", "corrotti", ecc.
Niente di più sbagliato e fuorviante!
Anche perchè la crisi economica che attanaglia l'Italia, la ritroviamo -con poche varianti- negli Stati Uniti, in Giappone e in molti paesi europei (e non soltanto in Spagna, Grecia, Portogallo, ma anche in Francia, in Gran Bretagna e qualche accenno perfino in Germania).

Per carità, non che voglia difendere il nostro ceto politico attuale -certo, il peggiore dal dopoguerra; ma è anche il prodotto dell'ubriacatura anticomunista dall'89 in poi- ma il vero problema non è la "casta politica", bensì il CAPITALISMO.
Siamo in presenza di quella che Marx chiamava la crisi di sovrapproduzione di capitali (e quindi di merci), legata alla caduta tendenziale del saggio di profitto.

Senza addentrarci troppo alle questioni economiche, il dato di fatto è che tendenzialmente tutto il mondo capitalistico, e soprattutto tutti i paesi che nei decenni scorsi hanno adottato politiche liberiste, è in crisi.
La crisi anni fa si fece sentire pure in Cina (come conseguenza di quella occidentale). Ma il paese che da noi viene superficialmente bollato come "dittatura" o "totalitarismo", ha adottato politiche oculate di aumento della spesa pubblica, soprattutto indirizzata verso l'aumento dei salari -parliamo di aumenti seri e generalizzati; niente a che vedere con la buffonata elettorale degli 80 euro di Renzi- e degli investimenti.
Ed è riuscito, in questo modo, a far ripartire l'economia cinese, alla grande.

Torniamo all'Italia, le politiche fin qui adottate, ossia, quelle di contenimento del debito pubblico, attraverso il taglio delle spese per i servizi sociali, non hanno fatto altro che peggiorare la già profonda crisi economica, com'era facilmente prevedibile.
In questo contesto, assistiamo da parte del nostro esecutivo ad un lavoro, che è praticamente di sola propaganda e immagine, coadiuvato dai vari mass-media, ormai asserviti del tutto ai poteri forti.

L'Italia sarà obbligata nei prossimi anni a perseguire il pareggio di bilancio e a portare avanti i pesantissimi tagli che impone il fiscal compact.
Nonostante la retorica mass-mediatica, nella quale si è parlato di "austerità flessibile", Matteo Renzi, nell'incontro con il premier tedesco Angela Merkel non è riuscito ad ottenere nulla di sostanzioso.
Per cui, aspettiamoci altri tagli e stangate...