domenica 20 marzo 2016

Elezioni comunali romane, se tutto va bene, siamo rovinati

Mai come in queste prossime elezioni comunali, a Roma, sembra esserci una gara, fra tutte le forze politiche, per NON vincere. Il che è francamente molto inquietante.
Infatti anche da ciò, si capisce come il prossimo sindaco della capitale sarà più o meno obbligato a fare delle politiche impopolari. E naturalmente nessuno vuole metterci la faccia.
Il Comune di Roma tra l'altro ha un enorme debito pubblico (...).

Sennonché se fossimo governati da istituzioni serie, queste si preoccuperebbero di andare ad indagare come s'è creato questo debito pubblico e quali siano i veri sprechi da tagliare (magari anche iniziando a contrastare la ciclopica evasione fiscale).
Solo che le nostre istituzioni, a partire dall'Unione Europea e soprattutto dalla BCE -che si è rivelata essere la vera sovrana dei paesi dell'Unione- di serio hanno ben poco. A loro interessa solo tagliare, tagliare e ancora tagliare (servizi, lavoro, stipendi, pensioni, ecc.) e privatizzare (altri licenziamenti e aumento delle tariffe per i servizi).

Ritornando alla campagna elettorale di Roma, non è un caso che mai come questa volta spicca l'assenza di qualunque candidato che possa suscitare grossi entusiasmi tra gli elettori dell'Urbe.
Non mi dilungo sui candidati oggi in campo, ossia i vari Giachetti, Bertolaso, Marino (?), Fassina, la Meloni, Marchini, ecc., se non per far notare come nessuno di questi sembra riscuotere consensi vasti, ma solo simpatie in ambiti relativamente ristretti.

La frase detta da Paola Taverna del M5S, “a Roma c'è un complotto per farci vincere”, al di là di come la si voglia interpretare, riflette a mio avviso molto bene l'atteggiamento di tutte le principali forze politiche, le quali evidentemente non vogliono vincere, preferendo lasciare la “patata bollente” agli altri.
Il discorso vale anche per lo stesso M5S, che invece di candidare un “pezzo da novanta”, come Alessandro Di Battista, o al limite la stessa Taverna, punta invece sull'anonima Virginia Raggi. La quale rischia così di diventare -chissà se ci pensa- un capro espiatorio.

Fatte queste premesse, quali saranno i possibili futuri scenari per il Comune di Roma?
Concentrerò il mio discorso su quella che sembra oggi l'ipotesi decisamente più verosimile, ossia, la vittoria del M5S.
In questo caso vedo tre possibili scenari. Anche se il primo mi sembra assai poco probabile.

Ossia, la Raggi, una volta sindaco, deciderà di fare la “grillina” seria e coerente e, senza guardare in faccia a nessuno, tenterà di colpire gli interessi e il malaffare dei poteri forti romani (palazzinari, banche, Vaticano, ecc).
Naturalmente questi poteri reagiranno in modo virulento, montando campagne-stampa contro di lei e facendole numerose pressioni di vario tipo (minacce incluse, e non sarebbe la prima volta). Per cui alla fine sarà costretta ad andarsene via. O ad adeguarsi all’andazzo solito.
Nel primo caso, avrà combinato poco, ma almeno “salverà la faccia” sua e forse del M5S. Nel secondo caso, la perderà.
Ma questo scenario mi sembra assai poco probabile, anche se non del tutto da escludere.

Un altro scenario -questo molto più probabile- è che la Raggi si metterà d'accordo con i poteri forti romani (o forse lo farà Casaleggio per lei, naturalmente lontano dai riflettori) per cui non andrà a toccare i loro interessi, concentrando invece il suo attacco su altre realtà: dalle cooperative agli asili-nido, alle partecipate, a numerose associazioni o enti di pubblica utilità. I risultati saranno: tagli ai servizi (scolastici, per i diversabili, ecc.), privatizzazioni, attacchi ai lavoratori “privilegiati”, licenziamenti (Grillo l’ha già anticipato).

Di fronte, poi, alle prevedibili proteste e mobilitazioni dei lavoratori e dei diversi sindacati, non faccio fatica ad immaginare le reazioni dei pentastellati, i quali inizieranno a tuonare contro la casta dei sindacalisti e contro i lavoratori “fannulloni” e “privilegiati”.
Ma queste invettive non salveranno, secondo me, il M5S dalla figuraccia di essere quella forza politica che prima predica contro i ladri, i corrotti, le banche, i politici, ecc. e poi finisce per attaccare i lavoratori e i servizi rivolti ai ceti popolari e ai soggetti più disagiati della società.
E Roma non è Parma, Livorno o Gela. Roma ha un’enorme visibilità sul piano nazionale.

Il terzo scenario è quello in cui il neo sindaco pentastellato riterrà opportuno evitare troppi scossoni e malcontenti, e si metterà d’accordo non solo con i poteri forti, ma anche con i vari settori di cui prima, limitandosi a gestire il comune senza infierire più di tanto sulle realtà esistenti, apportando magari solo cambiamenti di portata minore, e mantenendo così un profilo “conservatore”.

In questo caso, però, sarà abbastanza prevedibile prima o poi una presa di distanza da parte dei vertici del M5S nei confronti della Raggi, se non proprio la sua espulsione.
E, anche in questo caso, la figuraccia del M5S è assicurata. Non solo sarebbe, infatti, l’ennesima figura eletta col movimento di Grillo ad essere poi messa in discussione –se non cacciata via- ma ciò accadrà pure in una città cruciale come Roma.
Senza contare, poi, il fatto che i cosiddetti “poteri forti” non sarebbero comunque soddisfatti. Loro non vogliono una giunta “conservatrice”, bensì un sindaco che taglia i servizi, che licenzia e privatizza!

In realtà, però, non c’è una netta linea di separazione tra il secondo e il terzo scenario, per cui è anche possibile, che lo scenario reale sarà un po’ una via di mezzo tra il secondo e il terzo.
L’unica cosa che quasi sicuramente accadrà è che, qualora dovesse vincere, Virginia Raggi farà quello che fanno tanti altri politicanti dei vari partiti “ladri e corrotti”. Ossia, inizierà il suo mandato mettendo le mani avanti e denunciando l’enorme debito pubblico della capitale, sul quale il M5S non avrebbe alcuna responsabilità, e che limiterebbe di fatto le sue possibilità d’azione.
Che poi era la stessa cosa che disse Gianni Alemanno quando divenne sindaco di Roma nel 2008.

Nell’ipotesi, poi, che non dovesse vincere il M5S, bensì un’altra forza politica, lo scenario con molta probabilità non sarà granché distante dal secondo.
Ossia, gli interessi del grande capitale (banche, palazzinari, multinazionali, ecc.) non saranno toccati e, anzi, i loro appetiti verranno di sicuro in una certa misura assecondati.
Per cui aspettiamoci privatizzazioni (tradotto: licenziamenti di lavoratori e aumenti dei costi dei servizi), tagli ulteriori ai servizi e cementificazione a non finire e in barba a vincoli e alle attenzioni rispetto al dissesto idrogeologico.
Roma sarà così invasa da ulteriori metri cubi di cemento, ma mancheranno i fondi per riparare le buche nelle strade.
E il trasporto pubblico rimarrà ai livelli di una città africana.