venerdì 1 febbraio 2013

ma il voto utile è davvero democratico?

L'Occidente (USA, Europa Occidentale) si è sempre vantato da decenni di possedere un sistema politico di tipo democratico, a differenza di tanti altri paesi, a cominciare da quelli socialisti (durante la guerra fredda e quelli rimasti dopo l'89), il cui sistema politico veniva e viene considerato "totalitario", e quindi sostanzialmente dittatoriale.
Il paragone, oltre che con i paesi socialisti, viene fatto anche con più o meno tutti i paesi del "Terzo Mondo", dove vigevano (o vigono tuttora) forme antiquate di monarchie, o dittature, o comunque regimi autoritari e illiberali.

Ma che cosa significa "democratico"?
Letteralmente dal greco, significa "governo del popolo".
Ora, si può dire che i governi dei paesi occidentali, a cominciare dall'Italia, siano veramente "del popolo"?
Mah. Già tutte le polemiche e i cambiamenti sul sistema elettorale (passaggio al maggioritario, il "mattarellum", il "porcellum", ecc.) fanno sorgere qualche dubbio: ma se è davvero il popolo a governare perchè ci si accaparra così tanto sui sistemi elettorali?

In realtà quando si parla di democrazia non andrebbe mai dimenticato un punto importante, sancito nell'articolo 3 della nostra Costituzione: il fatto che per realizzare una vera democrazia non bastano delle pure regole formali, ma servono le condizioni materiali (economiche, culturali, morali, ecc.). Altrimenti l'ignoranza, i ricatti economici e altro condizionano fortemente le scelte degli elettori (come si vede fin troppo bene in Italia, ma non solo da noi).

Come si inseriscono, in tutto ciò, discorsi come il premio di maggioranza, lo sbarramento elettorale e soprattutto il "voto utile"?
Il premio di maggioranza è una palese distorsione delle scelte dell'elettorato, dato che dà ad un determinato partito (o lista) più potere in Parlamento di quanto gliene abbia attribuito il voto dei cittadini.
Ancora più grave è il discorso per quanto riguarda le soglie di sbarramento, che privano -di fatto- milioni di elettori di una minima rappresentanza politica, solo perchè il loro partito non raggiunge un certo quorum. E tale meccanismo naturalmente rafforza i mega-partitoni.

E il "voto utile"?
Ossia, io mi riconosco in un determinato partito, ma non posso votarlo; devo, al posto, votarne un altro, perchè altrimenti rischio che vinca un partito ancora peggiore.
Ora, qualcuno mi deve spiegare che cosa ci sia di democratico in tutto ciò. Perchè, forse sono stupido io, ma francamente non lo capisco.
Il popolo governa forse votando il meno peggio?

Poi, ancora, ci sarebbe da parlare dei vari meccanismi economico-politici che condizionano fortemente le politiche dei governi europei, senza che nessun cittadino -al momento di votare- lo abbia voluto (nè spesso neanche immaginato).
Fenomeni come lo "spread", o le direttive della BCE (organismo non votato), le decisioni della NATO e le ingerenze del Vaticano sono tutti pesanti condizionamenti sulla politica italiana che i cittadini non hanno mai deciso, nè votato. E' così, di nuovo, che "governa il popolo"?

Due parole sull'astensionismo elettorale.
Negli USA, "patria della democrazia"da sempre vota circa la metà degli aventi diritto. Da noi l'astensionismo è in costante crescita.
Il minimo che si possa dire di uno che rifiuta un impegno politico così minimo, come l'andare a votare è che evidentemente non lo ritiene un valido strumento di partecipazione e di cambiamento politico. E quando tale atteggiamento diventa di massa fino a sfiorare la metà della popolazione, allora mi sembra assurdo parlare di "democrazia".
Viceversa, gli americani (e purtroppo sempre più anche europei) sono talmente convinti della loro "democrazia", che addirittura pretendono di esportarla all'estero a suon di bombardamenti e invasioni militari (Vietnam, Afghanistan, Iraq, Libia, ecc.).
Questo è il "governo del popolo" che intende l'Occidente!

L'unico modo per tentare di raggiungere un governo tendenzialmente popolare è che settori sempre più vasti di popolazione prendano coscienza delle loro condizioni ed inizino a lottare e ad organizzarsi. E che partecipino sempre più ad un altro tipo di politica, quella che porti avanti gli interessi della maggioranza, votando per chi ritengono che li rappresenti per davvero.
Il "voto utile" è antidemocratico per definizione.

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