martedì 16 febbraio 2016

Illegalità in Italia, la magistratura serve e non serve

A pensarci bene, l’Italia di oggi dovrebbe essere, in teoria, un paese dove il rispetto della legalità regna sovrano. Corruzione, abusivismo, evasione fiscale, attività mafiosa, appalti illeciti, favoritismi, ecc. ecc., dovrebbero essere ai minimi storici e l’onestà dovrebbe essere la norma. Invece...
Ma perché mai dovrebbe essere così, in teoria?
Per il semplice motivo che nel nostro paese negli ultimi 24 anni c'è stato un intervento massiccio e un lavoro continuo da parte della magistratura nello scoprire tutta una lunga serie di illegalità.


Si iniziò con la famosa inchiesta “Mani Pulite”, che nei primi anni ’90 fece emergere la nota “Tangentopoli”. Da allora e fino ad oggi a scadenza quantomeno semestrale la magistratura non fa che scoprire illeciti, corruzioni e quant’altro.
Stiamo parlando di una mole di attività impressionante, se ci pensiamo bene, e che non ha avuto eguali in nessun altro paese europeo, se non addirittura mondiale.

Innumerevoli sono stati gli imprenditori, gli uomini d’affari e i politici che sono caduti nelle maglie della giustizia. Anche se poi in Italia, chissà perché, la gogna mediatica e le invettive della “gente” finiscono ogni volta per prendere di mira inevitabilmente i soli “politici” (come se gli imprenditori e la tanto decantata “società civile” non fossero assai peggio dei politici).

Ma ritorniamo al lavoro della magistratura.
Una capacità di intervento così massiccia e continua di quest’organo contro le numerose attività illecite –anche ad alti livelli- dovrebbe costituire, a pensarci bene, un notevole deterrente per tutte le persone di potere che agiscono in modo disonesto. Si dice, infatti –e giustamente- che non sono tanto le leggi a scoraggiare i ladri e i delinquenti, quanto l’applicazione effettiva di queste, ossia, la scarsa possibilità di farla franca.

Per quale motivo, invece, in Italia l’illegalità istituzionale rimane a livelli elevatissimi, nonostante tutto ciò? Perché la magistratura, a dispetto del suo lavoro mastodontico, non riesce a “moralizzare” il nostro paese?
Ovviamente qui non si potrà dare che una risposta ultra schematica e riduttiva, perché naturalmente un’analisi approfondita richiederebbe ben altri spazi.

Fermo restando che un certo tasso di illegalità istituzionale esiste in tutti mi paesi (anche in Germania, Svizzera, o simili, che ci appaiono tanto “onesti”), ed è, a mio avviso, connaturato al capitalismo, rimane il fatto che in Italia tale illegalità ha una diffusione, una capillarità e sistematicità che non ha eguali in Europa e nei paesi sviluppati.

Sarebbe ingenuo credere, come invece fanno in tanti, che la gestione fraudolenta della cosa pubblica nel Bel Paese derivi dalla mera e semplice disonestà individuale dei “politici”. In realtà c’è un vero e proprio sistema di potere che funziona, e da tempo immemore, in questo modo, ed è legato, secondo me, al fatto che l’Italia -e in modo particolare il Centro-Sud- ha molte delle caratteristiche di una classica colonia, anche se “soft”.
Non approfondisco tale discorso, ma in sostanza, chi oggi governa –ai vari livelli- in Italia è quasi obbligato ad agire in modo illegale, o quantomeno a tollerare che nella sua giunta, o governo, vengano commessi fior di illeciti.

Detto questo, si impone una domanda: ma allora la magistratura e il suo lavoro che ruolo hanno?
E qui sono purtroppo costretto all’ingrato compito di dover sfatare quello che per molti è di sicuro un grandissimo mito, ossia, appunto, la magistratura. La quale, di fatto, NON E’ NEUTRALE.
Tale organo riflette –al suo interno e nelle sue componenti- i contrasti e le lotte di potere, sia politiche che soprattutto economiche e di classe, oggi esistenti in Italia.
Ossia, ad esempio, la lotta tra il grande capitale finanziario (nazionale ed internazionale) e la locale borghesia medio-alta.
Forse non è un caso che “Mafia capitale” abbia scoperchiato le varie illegalità relative a diverse attività “minori”, mentre i grandi palazzinari –potere storico di Roma- ne sono usciti quasi indenni.

Non ho mai amato Berlusconi, ma bisogna dire che su una cosa aveva ragione. Ossia, quando parlava di un uso politico della magistratura.
Viceversa, il Cavaliere mentiva quando parlava di “toghe rosse”. Anzi, a me sembra che queste toghe, più che rosse, siano a stelle e strisce.
Non ci sono dubbi, infatti, che una parte significativa (se non maggioritaria) della magistratura italiana sia legata agli Stati Uniti.
E forse –anche qui- non è un caso che una delle più note vittime eccellenti di “Mani Pulite” sia stato a suo tempo Bettino Craxi. Altra figura che ho sempre criticato, ma che quantomeno ha avuto il merito e il coraggio, negli anni ’80, di tentare di smarcarsi dalla pressante cappa di dominio USA. Ed è stato punito per ciò (teniamo presente che le magistrature brasiliana ed argentina –che hanno tollerato per decenni ladrocini e corruzioni a livelli esponenziali- ora si stanno scatenando rispettivamente contro la Roussef e la Kirchner, le quali, guarda caso, hanno portato avanti politiche di distacco dagli USA).

So che molti di voi rimangono scettici di fronte a questi discorsi, che puzzano tanto di “complottismo” (termine diventato di moda a partire dall’attentato alle Torri Gemelle, evidentemente perché vogliono che crediamo soltanto alle versioni ufficiali e mass-mediatiche), ma è un dato di fatto che 24 anni di super-attività della magistratura non hanno minimamente scalfito il sistema di corruzione o mafioso che domina l’economia e la politica italiana.
Evidentemente per sconfiggere l’illegalità serve ben altro.

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