lunedì 27 aprile 2015

immigrazione clandestina: una soluzione ci sarebbe, ma...

Durante il mio recente viaggio in Egitto sono rimasto colpito da due cose.
La prima me l’aspettavo, ed è la povertà di gran parte della popolazione locale, la quale si percepisce molto chiaramente girando per il paese e in diversi quartieri del Cairo.
La seconda cosa è stata quella di vedere nell’albergo dove soggiornavamo al Cairo una quindicina, circa, di ragazzi molto giovani e gravemente feriti. Uno aveva una gamba amputata, altri due erano in carrozzina e gli altri con le stampelle e braccia o gambe ingessate. Ragazzi!!
Alla reception mi hanno spiegato che sono ragazzi libici, vittime della guerra, e ospitati lì per un soggiorno di recupero, grazie –se ho capito bene- all’ambasciata egiziana in Libia.

Certo, entrambe le cose che ho visto coi miei occhi, povertà e ragazzi feriti, sono forse l’anticamera dell’anticamera dei problemi che ci sono in Africa.
E che spiegano ampiamente –per chi lo vuole capire- come mai ci sono centinaia di migliaia di africani che vogliono scappare via dalla loro terra, sacrificando i risparmi di una vita per pagare la traversata sui barconi, rischiando la vita, per poi ritrovarsi –se sono fortunati- dall’altra parte del Mediterraneo, in un paese sconosciuto, dove popolazione e istituzioni sono tendenzialmente ostili nei loro confronti (checché ne dica una certa squallida campagna mediatico-propagandistica di destra, la quale favoleggia su improbabili privilegi di cui gli immigrati godrebbero, a scapito degli italiani).

La maggioranza degli italiani reagisce con fastidio di fronte a questa che viene percepita come una vera e propria invasione di extracomunitari, anche perché ha totalmente perso coscienza di che cosa significhino la guerra e la miseria (ma ho come la sensazione che non tarderanno a riscoprirlo).
Non è questione di “buonismo” o non “buonismo”: nemmeno i governi di centro-destra che ci sono stati recentemente in Italia, con tanto di legge sull’immigrazione Bossi-Fini (che -lo ricordiamo- ha introdotto il reato di clandestinità) sono riusciti minimamente ad arginare il fenomeno.

Evidentemente serve un altro approccio.
Intanto è importante osservare che l’intervento militare della NATO (Italia compresa) contro la Libia di Gheddafi nel 2011 -dettato da “appetiti” petroliferi- ha prodotto, nel tempo, un aumento esponenziale degli sbarchi di clandestini, dato che ha distrutto uno Stato solido, con una buona economia e una situazione politica tranquilla. Oggi la Libia è un coacervo di gruppi estremisti e terroristi che si sparano addosso, strade e ospedali sono distrutti e l’economia è nel più totale collasso.
La Libia di Gheddafi era un potente argine contro l’immigrazione tramite barconi. NOI l’abbiamo distrutta.

Ma i problemi dell’Africa sono molto più profondi.
Il Continente Nero è in realtà pieno di risorse e potrebbe essere ricchissimo. Purtroppo nei secoli scorsi (e ancora oggi) è stato letteralmente saccheggiato dal colonialismo euro-americano.
Prima tramite il colonialismo direttamente politico, poi –dal dopoguerra- attraverso una nuova forma di colonialismo indiretto, per cui gli Stati africani rimangono –in teoria- indipendenti, ma in realtà vengono governati da dittatori locali, che però sono quasi sempre dei fantocci, controllati dai paesi ricchi europei e sempre più dagli americani.

Questi paesi subiscono uno sfruttamento economico e una depredazione delle loro risorse, che forse nemmeno durante il “vecchio” colonialismo politico esisteva.
Inoltre l’Occidente favorisce spesso conflitti “locali”, appoggiando l’una o l’altra fazione, a seconda della convenienza, e alimentando tensioni e conflitti, appunto, per controllare le zone economicamente fruttuose, tipo il petrolio, o le miniere –di cui l’Africa è ricchissima- ecc.
Tutto ciò impedisce ai paesi africani di sviluppare una propria economia, e quindi un certo benessere, in grado di bloccare miseria, sottosviluppo e conflitti vari.

 

La soluzione a tali problemi esiste, e consiste nel cambiare completamente approccio nelle politiche verso i paesi africani, prendendo esempio da ciò che sta sempre più facendo la Cina.
La Cina negli ultimi anni ha enormemente incrementato la sua presenza commerciale (e non solo) in Africa. Da cui ricava risorse preziose e fondamentali.
Ma, a differenza dei paesi euro-americani, pratica una ragione di scambio molto più equa, pagando agli africani un prezzo decente e non una miseria, come invece fanno i “nostri”.
Inoltre, investe pure sulle infrastrutture di quei paesi (strade, ospedali, scuole, ferrovie, ecc.), arrivando ad inviare i suoi ingegneri per realizzare tali opere.
Ciò permetterà –se non ci saranno intoppi- a molti di questi paesi di realizzare in futuro uno sviluppo oggi impensabile.

Questo è ciò che dovrebbero fare anche i nostri paesi, invece di gridare “al lupo” per dei poveri disperati, che arrivano da noi in cerca di sopravvivenza.

Ma il governo cinese lo può fare, perché ha una sua autonomia dai potentati economici. Mentre i nostri paesi (pseudo) “democratici” sono fortemente egemonizzati e controllati da parte del capitale finanziario e dalle multinazionali. E questi ultimi ragionano solo ed esclusivamente in termini di profitti immediati o di breve termine e sono privi di lungimiranza.
E quindi teniamoci l’immigrazione selvaggia, con tutte le sue conseguenze.
Invocare minor tolleranza e più repressione non servirà assolutamente a niente (se non a dare qualche voto in più alla Lega di Salvini)!

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