lunedì 11 novembre 2013

come la Cina cambierà l'economia mondiale (e nostra)


Di solito quando si tratta l’argomento Cina i nostri mezzi di informazione tendono a parlarne in modo superficiale e distorto e spesso trascurano le notizie più importanti e significative.
Ciò accade non solo e non tanto per una precisa volontà di disinformare il pubblico, quanto per pregiudizi, stereotipi, luoghi comuni e ignoranza degli stessi cronisti. La maggioranza dei quali sono interessati molto più alla sensazionalizzazione delle notizie e assai poco inclini all’approfondimento di queste (cosa, quest’ultima, molto meno redditizia).

Da noi, quindi, si tende ad avere un’immagine dei cinesi, visti un po’ come i nostri “parenti poveri”, quelli che scopiazzano male ciò che noi faremmo bene, quelli che inquinano molto più di noi, quelli che prestano poca attenzione all’igiene e all’ambiente ecologico e infine quelli che abitano sotto un regime dittatoriale e che reprime i tibetani.

Logico, dunque, che pochi in Occidente si sono accorti che la Cina negli ultimi anni sta investendo miliardi per l’ecologia. Pochi sanno che il gigante asiatico sta a poco a poco soppiantando gli Stati Uniti (e gli altri paesi occidentali) come principale partner commerciale di molti paesi, perfino nel Sudamerica (ad es. il Brasile), fino a poco fa “cortile di casa” degli USA.
Pochi sanno che il paese di Mao sta uscendo semi indenne dalla crisi economica (la quale, viceversa, sta devastando l’Occidente, Europa in primis) perché sta praticando politiche opposte a quelle liberiste, aumentando i salari e i servizi sociali, e in genere il tenore di vita del suo popolo, stimolando, così, la sua economia.
E ancora pochi sanno che se la Cina sta incrementando progressivamente le relazioni (sia commerciali, che sempre più anche politiche) con molti paesi africani e sudamericani -oltre che ovviamente asiatici- ciò è dovuto non tanto, come di solito si crede, al basso costo delle sue merci, quanto al fatto che pratica uno scambio economico molto più equo, di quanto non faccia l’Occidente. E anche le relazioni politiche che instaura con questi paesi sono improntate al reciproco rispetto e alla non ingerenza negli affari interni loro (e non coll’arroganza da post-colonizzatori, come continuano a fare europei e americani).
I cinesi inviano addirittura loro tecnici in molte regioni sottosviluppate, in ausilio alle loro necessità di infrastrutture.

Ma c’è un’altra cosa ancora che da noi sta passando quasi sotto silenzio (come d’altronde accade con più o meno tutte le notizie veramente importanti): l’attacco al dollaro in quanto moneta di scambio mondiale.
L’egemonia economica mondiale americana –basata sulle loro capacità produttive, certo, ma anche sulla loro forza militare e sul ruolo della loro valuta, il dollaro- sta per avere gli anni contati. La Cina e gli altri paesi del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) sta lavorando per soppiantare il dollaro come (unica) moneta di scambio mondiale, per sostituirlo non con lo yuan (moneta cinese), bensì con un paniere di valute.
Ciò vuol dire che il Dragone cesserebbe di acquistare la valuta americana, e, anzi, tenterebbe di disfarsi di tutta quella che ha, causando dei temibili contraccolpi sull’economia americana (già in crisi) e soprattutto sulla sua egemonia mondiale.

Gli scenari che si apriranno nei prossimi anni (se non mesi) sono del tutto inediti e difficilmente prevedibili nelle loro conseguenze.
Una cosa è certa: in un prossimo futuro non vedremo più i cinesi come i nostri “parenti poveri” e saremo costretti a portare loro molto più rispetto.

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