martedì 19 marzo 2013

Movimento 5 Stelle: giusta protesta, modo sbagliato

Non ci sono dubbi: il vero vincitore delle elezioni politiche di questo febbraio è stato il Movimento 5 Stelle.
L'enorme successo, superiore alle aspettative, dei "grillini" ha molte cause. Provo a dare una mia interpretazione di questo vero e proprio "boom".

Qualcuno ha detto -giustamente- che sono state complessivamente punite le forze che hanno sostenuto le politiche di austerità imposteci dall'Europa (delle banche) e portate avanti da Berlusconi prima, e, con maggior vigore, da Monti poi.
Ossia, il PD, il PdL e soprattutto la Lista Monti (non darei molta importanza al recupero finale del PdL; a me sembra assai più significativo il fatto che tale partito, in termini assoluti, ha perso quasi la metà dei voti, rispetto al 2008).
E' stato pure detto -anche qui giustamente- che Grillo ha preso sia voti di sinistra, che voti di destra.

Parto da queste due considerazioni per fare un tentativo di analisi. E' evidente che il M5S è riuscito a catalizzare il voto di una grossa fetta di quei settori sociali che hanno subito pesantemente negli ultimi anni gli effetti della crisi economica (connaturata al capitalismo), nonchè delle politiche di austerità e di tagli che l'Europa ci ha imposto, e che hanno peggiorato la situazione, senza peraltro risolvere il problema del debito pubblico.
Tali settori sociali sono la piccola-media borghesia, da una parte (negozi, aziende, laboratori artigianali, studi professionisti che chiudono) e ancora di più i lavoratori, i disoccupati, i precari, i pensionati, ossia, i ceti proletari, dall'altra.
Secondo alcuni sondaggi, sembra che siano stati proprio i disoccupati la categoria che ha votato maggiormente il M5S.

Il fotre e crescente malcontento, dovuto all'evidente peggioramento delle condizioni di vita, ha trovato -almeno per il momento- espressione politica nei "vaffanculo" di Beppe Grillo (oltre che nell'astensionismo).
Un malcontento sicuramente giusto e comprensibile. Ma, secondo me, diretto male.
Perchè penso questo?
Di motivi ce ne sono parecchi, ma tento di sintetizzarli e di sviscerarne quelli principali.

A dispetto dell'immagine che Grillo dà di sè, ossia, di un uomo deciso, determinato e con le idee molto chiare, il suo vero obiettivo in realtà non è affatto chiaro.
Certo, nei suoi discorsi ognuno ci può vedere delle cose giuste e condivisibili. Egli dice tutto e il contrario di tutto -qualche volta pure contraddicendosi- e quindi se ci si ferma alle singole frasi è praticamente impossibile non trovarne almeno una condivisibile.
Ma chi è in grado di dire che cosa poi il M5S riuscirà concretamente a fare?

Nei monologhi di Grillo c'è molta ambiguità: egli, ad esempio, fa spesso dei discorsi, nei quali sembra criticare alcuni aspetti del capitalismo. Ma poi, sorprendentemente, difende il modo di funzionamento di esso in altri paesi. Dunque, sembra anti-capitalista, ma non lo è affatto. E, allo stesso modo, non ha neanche mai messo in discussione le politiche liberiste.
A sentire lui, pare che i problemi dell'Italia si possano risolvere semplicemente togliendo qualche soldo al ceto politico (e ai partiti). Ossia, in termini di bilancio nazionale stiamo parlando di briciole.
Sull'impressionante livello di evasione fiscale, che vede l'Italia al primo posto in Europa e tra i primi nel mondo, Beppe Grillo non dice una parola.
E così non parla di patrimoniale, nè di far pagare le tasse anche alla Chiesa Cattolica.

Il comico genovese, inoltre, è contrario a ripristinare l'articolo 18, vuole tagliare le pensioni e l'impiego pubblico. Anche su questi argomenti, dunque, è perfettamente in linea con le grandi forze politiche (PD, PdL, Monti).

Un altro elemento che lascia molto perplessi nel Movimento 5 Stelle sta nel suo palese ultra-verticismo. D'altronde esso è un'associazione con tanto di intestatari (Beppe Grillo, il nipote e il commercialista) e le decisioni, alla fine, le prende lui. Sotto l'evidente influenza del miliardario Gianroberto Casaleggio, la vera mente del M5S.

Come se tutto ciò non bastasse, desta non poca preoccupazione l'intervento dell'ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, David Thorne, nel quale ha esplicitamente elogiato il M5S.
Considerando quanta influenza hanno avuto gli USA sulla politica italiana dal dopoguerra ad oggi, la cosa dà veramente molto da riflettere.

Rimango dell'idea che in Italia vada costruita una forte opposizione alle politiche di austerità che ci impone l'Europa e alle politiche liberiste in genere, che stanno impoverendo gran parte degli italiani (e degli altri popoli europei). Ma deve essere un'opposizione SERIA e CHIARA.
La chiarezza non viene da chi urla più forte, nè dai "vaffanculo", bensì dalla linea politica e dall'ideologia (scusate la bestemmia) di fondo.

4 commenti:

  1. Sono sostanzialmente d'accordo con la tua analisi, anche se ritengo che tutto sommato l'obiettivo di Grillo non sia così ambiguo. E' stato infatti più volte ripetuto durante la campagna elettorale ed è anche stato precisato nel libro scritto insieme a Casaleggio e Dario Fo. Grillo mira a destabilizzare l'intero sistema politico istituzionale. Vuole cioè abbattere tutti i partiti ed instaurare la democrazia diretta. Peccato che si dimentichi di precisare come dovrebbe funzionare questo nuovo modello democratico, con quali meccanismi, quali poteri di controllo, quali bilanciamenti e quali istituzioni, e soprattutto peccato che ometta di dire che senza i partiti non esiste alcun esempio di democrazia al mondo.

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  2. Penso che Grillo abbia detto tante cose condivisibili, anche di semplice buon senso, pur se non 'etichettate' di destra o di sinistra. Purtroppo nessun partito è riuscito fino a tempi recenti a portarne avanti almeno una, dai risparmi dei costi degli apparati e della politica (anzi, c'era pure chi si offendeva e si offende tuttora alla sola idea! mentre tanti stringono sempre di più la cinghia), alla cancellazione di grandi opere miliardarie inutili (il PD in appoggio alla Tav, il Pdl per il ponte sullo Stretto ecc., l'Expo 2015 a Milano di Prodi, Pisapia e c. ecc.), cambio di rotta anche in politica economica (non si può crescere all'infinito continuando a produrre cose che poi restano invendute, e distruggendo le risorse e l'ambiente ecc.)
    Dopodiché, a mio parere, se Grillo e il suo movimento continuano su questa strada di chiusura rischiano di perdere buona parte delle simpatie che hanno suscitato: in tanti vogliono risposte concrete e non solo la democrazia tramite la rete.. e da soli, neanche se fossero dei mostri di bravura, riusciranno a produrre risultati davvero utili alla maggioranza.
    Se penso che c'è di nuovo il rischio di un inciucio PD-Pdl mi viene male..
    ciao

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  3. Giovanotta, su Grillo io la vedo un po' diversamente: il fatto che tra le sue numerosissime (e contraddittorie) proposte ce ne siano anche di condivisibili è per me -paradossalmente- un motivo di preoccupazione. Ossia, mi sembra il tipico atteggiamento di chi vuol confondere le idee alla gente. Anzi, dirò di più: sostenere che esista una politica "pratica" e quindi "nè di destra nè di sinistra" paradossalmente avalla la teoria dei governi tecnici. Per cui esisterebbe una politica "giusta". Giusta per chi?
    Gli interessi dei palazzinari, delle banche europee e del Vaticano non sono le stesse dei lavoratori precari, dei disoccupati, ecc.
    La retorica "nè di destra nè di sinistra", storicamente ha sempre portato poi a destra.
    TUTTE le decisioni politiche riflettono una determinata ideologia, anche quando affermano il contrario. Il "praticismo" difende l'esistente, ossia, le politiche liberiste.
    Se poi penso che Grillo è contro i sindacati (ma non perchè hanno i loro limiti, come ritengo anch'io, bensì perchè andrebbero, come dice lui, cancellati; e qui l'unica alternativa è il capitalismo allo stato puro, ossia, il padrone che decide tutto e il lavoratore che è costretto a piegarsi).
    Un saluto

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