domenica 30 dicembre 2012

profezia Maya: la fine della...democrazia!

L'anno 2012 sta terminando ed è giunto il momento di fare qualche bilancio.
La prima cosa da dire è che (anche) quest'anno la disoccupazione è aumentata e il lavoro è sempre più precario.
Moltissime sono le piccole aziende, i laboratori artigianali, i negozi che stanno chiudendo o che hanno già chiuso (con i nuovi esercizi che sono numericamente assai al di sotto dal compensare le cessazioni). Ovunque si registra un crollo della domanda.
Chiudono ospedali, asili-nido, i servizi sono sempre più ridotti e sempre più a pagamento. Le pensioni sono sempre più basse e le tasse e i prezzi sempre più elevati.
E si potrebbe proseguire ancora...

Insomma, la grande maggioranza degli italiani (ma non tutti) si è impoverita.
Di chi è la colpa?
La colpa -se di "colpa" si può parlare- non è nè di Berlusconi, nè di Monti: si tratta di una classica crisi economica, legata al capitalismo. Il capitalismo produce periodicamente delle crisi. Marx l'ha messo bene in luce e ne ha studiato i meccanismi fondamentali, tuttora validi. Non entro in profondità.

Ora, se nella seconda metà del '900 le crisi economiche sono state limitate e soprattutto limitati ne erano gli effetti sulla popolazione (ma anche sulle imprese), ciò era dovuto alla diffusione di politiche di welfare state e di intervento diretto degli Stati nell'economia, spesso gestendo direttamente importanti unità produttive.

Ma il "crollo del Muro di Berlino" e le successive politiche liberiste hanno a poco a poco ridotto, quando non eliminato, tali misure, bollandole come "vecchi residuati ideologici".
Tolti questi correttivi al capitalismo, nulla ne ha più frenato le dinamiche intrinseche,e, con queste, le crisi.
Della serie: ora stiamo cominciando a pagare le conseguenze di un trentennio di "superamento delle vecchie ideologie".
I torti di Berlusconi prima e di Monti poi sono, semmai, quelli di gestire questa crisi nel peggiore dei modi.
Ma ciò non dipende tanto e solo da loro: è tutta l'Europa che richiede tali politiche. E le principali forze politiche (PD compreso) sono in linea con queste.

Tutto ciò, oltre a creare disagi, povertà, malessere sociale, emarginazione e ignoranza, costituisce anche un colpo alla democrazia.
Quest'ultima, infatti, non consiste semplicemente in un sistema di norme formali, quanto in una parteipazione EFFETTIVA della popolazione alle istituzioni e alle scelte politiche , che va molto al di là dell'esprimere un voto alle elezioni.
Ma tale partecipazione presuppone un minimo di coscienza, di benessere, di diritti. Chi è economicamente ricattato o ignorante non sarà mai veramente libero e il suo voto sarà sempre condizionato da chi ha già potere.
L'importantissimo articolo 3 della nostra costituzione (frutto del decisivo contributo dei comunisti, questo Benigni se l'è "dimenticato"), recita: "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del paese."

Il costante aumento dell'astensionismo elettorale e la sfiducia crescente verso "i politici" sono indicativi di come gran parte degli italiani percepisca le elezioni sempre più come uno strumento inutile per risolvere i problemi o per difendere i loro diritti.
D'altronde sta diventando sempre più evidente che le decisioni economicamente importanti sono prese dall'Europa (traduz: dalla Banca Centrale Europea, egemonizzata dalla Germania e comunque NON eletta dai cittadini), dietro il ricatto dello spread, e con l'ossessione -tragicamente sbagliata- che "va risanato il debito pubblico".
Il risultato paradossale è che non solo gli italiani (e i greci, gli spagnoli, i portoghesi, ecc.) si impoveriscono, ma il debito pubblico AUMENTA. E la crisi si aggrava.

In queste condizioni si può veramente parlare di "democrazia"?

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