venerdì 2 novembre 2012

Aiuto! Ci scippano la politica!

...e il bello è che moltissimi italiani, forse la maggioranza, neanche se ne sono accorti. O, se se ne sono accorti, non si rendono conto dell'entità del furto.

E in effetti la gente in giro si indigna per via delle tasse o dei vari tagli alle pensioni e ai servizi sociali. E indubbiamente si tratta di un furto pure quello.
Moltissimi si indignano perchè vedono "i politici" con le auto blu, o con stipendi e privilegi che noi neanche ci sogniamo. Certo, si tratta di briciole al confronto di quanto ci viene estorto dalle banche soprattutto e poi dalle grandi multinazionali e in Italia dal Vaticano, autentica macchina mangia-miliardi.
Ci scippano i soldi, il benessere, i diritti. Ma ci scippano qualcos'altro di ancora più grave: LA POLITICA!

Oggi abbiamo una visione molto distorta di ciò che significa il termine "politica". Associamo a questa parola le varie beghe tra i personaggi o tra i partiti -o all'interno di questi- per accaparrarsi delle poltrone. E ci sembra che la politica sia sostanzialmente ciò.
E, siccome certe dinamiche non ci piacciono, la tendenza è a non voler averci niente a che fare. Tendenza che porta, in ultima analisi, al non voto, com'è accaduto -molto prevedibilmente- in Sicilia.
Quante volte abbiamo sentito frasi come: "sono tutti un magna magna", "basta, il mio voto non glielo dò più", "ladri, pensano solo alla poltrona", e simili.

L'aumento dell'astensionismo testimonia la percezione dell'inutilità del voto che si sta sempre più radicando nella popolazione italiana. Per molti è una forma di protesta.
Protesta un po' ridicola, a pensarci bene: al sistema di potere che (mal) governa la Sicilia e l'Italia gli hai fatto il solletico! Continuerà a malgovernare (e a rubare) come e più di prima, senza farsi troppi scrupoli.

Il vero problema è un altro: l'astensionismo crescente, che poi è un astensionismo essenzialmente di estrazione proletaria, è il sintomo del fatto che i ceti popolari hanno perso e stanno sempre più perdendo potere nella società.
Le classi dominanti, che ben tollerano il mugugno popolare contro "i politici", hanno invece paura quando i ceti popolari lottano, quando prendono coscienza e si organizzano e soprattutto quando vogliono andare ad incidere sulle decisioni che riguardano la società. Ossia, quando pretendono di FAR POLITICA.

La diffidenza, se non ostilità, di tantissimi italiani nei confronti della politica purtroppo fa il gioco dei poteri forti. I quali hanno tutto l'interesse a tenere il popolo lontano dalla politica, che deve rimanere appannaggio delle elites economiche (o religiose, che poi sono sempre economiche anche quelle).

Storicamente il popolo ha iniziato a voler incidere nella politica costruendo il suo partito. I primi partiti di massa, infatti, erano partiti socialisti (parliamo dei socialisti veri, niente a che vedere con gente come Craxi).
Non è un caso che l'ostilità nei confronti dei "politici ladri" è stata condita, a partire dagli anni '90, di ideologia anti-partitica. Il partito in Italia era visto -ed è tuttora visto- come il male assoluto della politica.
Certo, c'era una base di verità, nel senso che diversi partiti erano effettivamente diventati luoghi di corruzione e di lotte di potere. Ma, come vuole la buona tradizione italiana, si è gettato via il bambino con l'acqua sporca, accanendosi indistintamente contri i partiti tout-court.

Ora, i poteri forti non hanno bisogni di partiti politici. Governano e rubano anche meglio senza.
Sono i ceti popolari che ne hanno bisogno.
Anche perchè i vari leaders carismatici e santoni -alla Beppe Grillo- possono al massimo dare l'illusione di fare una rivoluzione. Ma non la fanno per davvero e non la possono fare.

Perchè la vera rivoluzione -e ce ne sarebbe bisogno- presuppone che il popolo si organizzi e arrivi ad incidere politicamente in modo cosciente e con degli obiettivi chiari, acquisendo potere nei vari ambiti della società.
Limitarsi a seguire un leader carismatico porta in tutt'altra direzione.

Nessun commento:

Posta un commento