Quando Hugo Chàvez vinse per la prima
volta le elezioni presidenziali in Venezuela, il paese caraibico era
ridotto veramente in pessime condizioni sotto numerosi aspetti.
Le ingenti ricchezze che derivavano dal
petrolio, di cui il Venezuela è ricchissimo, erano distribuite tutte
fra la ristretta elite della borghesia locale e soprattutto delle
multinazionali del petrolio statunitensi, le quali facevano grossi
affari con l'oro nero venezuelano a bassissimo costo. Il Venezuela
era -di fatto- una semi-colonia USA, come un po' tutta l'America
Latina.
La grande massa della popolazione
venezuelana viveva in povertà, nelle baraccopoli, priva di un minimo
di assistenza sanitaria, senza istruzionee completamente emarginata.
A livello politico ciò si rifletteva in un astensionismo elettorale
che toccava il 70%.
Da quando Chàvez è andato al potere
(vincendo sempre democraticamente le elezioni) ha iniziato una
politica totalmente innovatrice (nei fatti, non a parole, come siamo
abituati in Italia) e ha radicalmente cambiato molte cose.
E' difficile sintetizzare in poche
frasi tutti gli interventi della nuova Repubblica Bolivariana: dalle
missioni per contrastare la povertà, all'assistenza sanitaria dentro
le baraccopoli (mai vista prima), all'enorme impulso dato alla
scolarizzazione (l'analfabetismo è quasi scomparso), alla
costruzione di migliaia e migliaia di abitazioni per i baraccati,
all'aumento dei salari, alla creazione di posti di lavoro e altro.
Per la prima volta nella storia la
ricchezza prodotto del petrolio venezuelano è stata usata per il
benessere del suo popolo. Il risultato è che alle ultime elezioni
del 7 ottobre ha votato oltre l'80% degli aventi diritto (e meno male
che da noi in Occidente si parla di Chàvez come di un quasi
dittatore; forse per essere "democratici" bisogna fare come
da noi: alimentare l'astensionismo e la sfiducia della gente verso la
politica).
Anche in politica estera il presidente
bolivariano non è stato da meno. Con una politica molto coraggiosa
ha affrontato i giganti USA e ne ha ridotto, col tempo, influenza e
potere, ma soprattutto è stato un potente traino e stimolo per la
svolta progressista dell'America Latina degli ultimi 10 anni.
Creando o rafforzando legami economici e politici con gli altri paesi
di quel continente (come l'Alba, il Mercosur e altri) e perifino
fuori, come dimostrano i rapporti saldi e crescenti con la Cina e con
tanti altri paesi del mondo.
Non è stato semplice fare tutto ciò:
Chàvez ha subito un tentativo di colpo di Stato, sventato all'ultimo
momento, e ha dovuto affrontare una serie di altre insidie e
difficoltà.
La vittoria di Chàvez lancia un
messaggio anche a noi.
Il messaggio è che le politiche
liberiste, che riducono i popoli in miseria, disoccupazione e senza
assistenza, e minano la sovranità degli Stati (è successo in
America Latina e in tante altre parti del mondo; ora sta accadendo in
Europa) SI POSSONO SCONFIGGERE.
Ma per far ciò serve una sinistra
VERA. Che rompa una volta per tutte con le politiche liberiste.
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