venerdì 5 ottobre 2012

diversamente tagli

Le politiche pubbliche rivolte a tutte quelle persone con difficoltà di inserimento sociale, come possono essere i diversamente abili, quelli con patologie mentali, i minori a rischio, e altri ancora, sono indice del grado di maturità, di civiltà e di democrazia effettiva raggiunta da un determinato paese.

E la società dimostra ancor più di essere progredita, nel momento in cui capisce che l'intervento di tipo meramente assistenziale -tranne, ovviamente, in casi gravi- non basta e forse in molti casi neanche serve: molte persone con problemi, hanno delle potenzialità a volte insospettabili e possono essere valorizzate. Tutto sta a essere messe nelle condizioni di poterlo fare.
Tutto ciò richiede un lavoro e, visto che siamo (e ci vantiamo di essere) in una società di "libero mercato", un certo impegno economico.
Molti passi avanti sono stati fatti nei decenni scorsi in tal senso.

Ma in questi ultimi anni le cose stanno cambiando. In peggio.
Dopo i tagli agli Enti Locali effettuati dal precedente Governo Berlusconi, ora sta arrivando la "spending review" di Monti. Ossia, i tagli.
Non certo ai finanziamenti alle scuole private o alle banche o a tutti quei (veri) sprechi che andrebbero, quelli sì, decurtati. No: si decurta sui servizi essenziali.

Il taglio del 5% del budget dei contratti e servizi stipulati dalla Pubblica Amministrazione difficilmente rimarrà senza conseguenze per quanto riguarda le cooperative e le associazioni (anche quelle no-profit) che si occupano di handicap.
Questo significa non solo che i lavoratori di questo settore, particolarmente delicato, vedranno abbassati i loro già miseri stipendi, ma anche che una serie di servizi indispensabili saranno cancellati o subiranno comunque un peggioramento della qualità.
E' da tenere poi presente che tali misure vanno ad aggravare una situazione già negativa, frutto di precedenti tagli a livello regionale (almeno nel Lazio, ma di sicuro anche in altre regioni).

Per quanto riguarda l'occupazione nel settore, l'Anfass (associazione nazionale che si occupa di disabilità intellettivo-relazionale) prevede la probabile perdita di ben 5.000 posti di lavoro in tempi molto brevi. Inoltre almeno 30 mila persone con disabilità rischiano di perdere servizi e strutture fondamentali, con grave danno per loro e pesanti ripercussioni sulle loro famiglie.

Ma non basta: la spending review si sta abbattendo anche sulla scuola e -visto che si parla di diversamente abili- pure sugli insegnanti di sostegno.
Per i quali non è previsto, in teoria, nessun taglio in modo esplicito (anche perchè già ce ne sono stati nel recente passato), però è in vista una manovra preoccupante, cioè, si intende specializzare tutti gli insegnanti nel sostegno, a scapito di quelli già esistenti e che da anni lavorano in modo specifico in quest'ambito con la loro professionalità.
Per cui in un probabile futuro ogni insegnante dovrà occuparsi anche del sostegno, venendo a decadere la figura specifica, con evidenti conseguenze negative, sia per gli insegnanti, che diventeranno dei fac-totum che si dovranno occupare di tutto, che per i ragazzi disabili, che dovranno usufruire di un servizio che per forza di cose sarà molto più scadente di quello una volta fornito da specifici insegnanti.



Se, tornando al discorso iniziale, il grado di civiltà, di progresso, di democrazia di un paese si misura anche dal modo come interviene sulle persone con problemi, non c'è dubbio che in Italia abbiamo già da anni imboccato la via del regresso e stiamo facendo non pochi passi indietro.
A volte viene da domandarsi quanto siano (diversamente) abili gli ultimi governi italiani.

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