giovedì 15 marzo 2012

Roberto Saviano, un eroe...costruito mass-mediaticamente

Nessuno mette in dubbio l'intelligenza e le notevoli capacità di uno scrittore come Roberto Saviano. Non è certo questo in discussione. Egli sa scrivere molto bene. Sa fare e ha fatto un ottimo lavoro di denuncia, narrando ambienti e dinamiche poco conosciute al grande pubblico.
Resterebbe, certo, da capire da dove abbia tratto molte delle informazioni che appaiono, ad esempio, sul libro Gomorra. Ma su questo sorvoliamo.
Il punto, almeno per me, è un altro.

Partiamo da quello che il grande pubblico, ossia, la gran massa degli italiani, "sa" su come è emerso alla ribalta questo giovane napoletano.
La storia di Roberto Saviano è (in teoria) nota: illustre sconosciuto, egli ha scritto un libro di denuncia sulla Camorra, di facile lettura e talmente denso di informazioni, che nel giro di pochi mesi ha ottenuto un successo strepitoso, diventando un best seller.
E lui, Saviano, un potenziale bersaglio della camorra che l'avrebbe minacciato di morte (uso il condizionale non perchè non ci credo, bensì perchè potrebbe in teoria anche non essere vero -rientrerebbe nella costruzione mediatica del personaggio- anche se personalmente credo che le minacce le abbia effettivamente ricevute).

In questa storia c'è qualcosa che, francamente, non mi è quadrato fin dall'inizio. Ossia, il fatto che in Italia oggi sia possibile emergere a certi livelli e diventare famosissimi, semplicemente per aver scrritto un buon libro. Molto ottimi (e scomodi) scrittori vengono ignorati.
Questa storiella, in effetti, fa venire in mente il mito americano del "self-made man" (l'uomo che si fa da solo). Un mito al quale ormai anche gli stessi americani credono sempre meno.
E' mai possibile in Italia diventare "qualcuno" (ai livelli di Saviano) senza essere in qualche modo lanciati da qualche pezzo grosso?
E questo "pezzo grosso" in effetti esiste, ed è nientemeno che "La Repubblica"!

E fin qui, niente di male, direi.
Finchè Roberto Saviano si limita ad indagare e a fare denunce sul fenomeno camorristico e mafioso in generale, ben venga!
Il problema nasce -almeno per me- quando Saviano incomincia a discutere di politica. E, soprattutto, quando lo fa, forte di questa sua aureola di "eroe", di "coscienza onesta", di "paladino della legalità", di giovane coraggioso, che ha osato sfidare la camorra, e quindi di persona difficile da criticare (se critichi Saviano, allora sembra quasi che vuoi difendere la Camorra!).

E lo scrittore napoletano ha espresso dei giudizi politici molto discutibili e in parte anche disonesti, se non proprio falsi!
Roberto Saviano nasce da madre ebrea ed è naturale e giusto che voglia difendere quel popolo e quella religione. E fa benissimo a farlo.
Ma TUTTA UN'ALTRA COSA è la sua presa di posizione nei confronti di uno stato, come quello sionista di Israele, del quale ha tessuto grandissime lodi, "dimenticando" che tale stato da decenni perseguita, e sanguinosamente, il popolo palestinese (come a suo tempo furono prseguitati gli stessi ebrei), cacciandolo via da quella che da secoli era la sua terra (e dove, per inciso, ebrei e musulmani convivevano abbastanza pacificamente, prima della nascita dello stato di Israele).
Tra l'altro, l'ultimo ed ennesimo massacro di palestinesi -anche bambini- a Gaza ad opera degli aerei israeliani (almeno 25 vittime) è di pochi giorni fa.
Inoltre, Saviano ha gettato veleno su tutto il mondo islamico, tirando fuori i classici pregiudizi e stereotipi occidentali su tali popoli, che non servono ad altro, se non ad alimenttare l'odio etnico-religioso.

Un altro giudizio politico che recentemente ha espresso Saviano è quello su Antonio Gramsci. Di cui conosce evidentemente molto poco. Ed è un giudizio da considerare quantomeno disonesto.
Saviano, distinguendo due sinistre (in modo fortemente schematico, ma lasciamo perdere), colloca Gramsci in quella di tipo estremistica e massimalistica, accusandolo di aver fomentato odio e istigato i militanti a considerare gli avversari politici, dei nemici.
Saviano "dimentica" (per l'ennesima volta) che Gramsci agì in un periodo in cui regnava lo squadrismo fascista, fortemente appoggiato dagli agrari, dagli industriali e soprattutto dallo stato sabauda e che gli squadristi agivano protetti dalle forze dell'ordine.

Antonio Gramsci, autore fra i più letti e studiati nel mondo (tranne in Italia, dove è conosciuto di nome, ma semi-sconosciuto nelle sue geniali elaborazioni), evidentemente dà ancora fastidio. Un cervello vero, uno che ha subito il duro carcere ed il confino. Non certo uno che stava spesso in televisione, come Saviano (e, certo, non soltanto perchè la TV allora non esisteva).

Roberto Saviano che parla di politica rientra perfettamente nel recente costume "americano" che da anni dilaga in Italia, ossia, di personaggi provenienti -almeno apparentemente- da sfere non politiche (magistrati, comici, imprenditori, conduttori, ecc.) che entrano in politica, portando -sempre apparentemente- un tocco di novità e di -molto presunta- onestà.
Con Berlusconi abbiamo già visto come è finita.

Roberto Saviano continui ad occuparsi di Camorra, che farebbe meglio!

1 commento:

  1. Ciao, una volta avevi scritto questo articolo:
    http://insadave.splinder.com/post/23045082/legalita-no-grazie-preferisco-giustizia-sociale

    Riusciresti a mandarmelo?

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