sabato 13 maggio 2017

presidenziali francesi, voto utile e antifascismo astratto


Le varie reazioni e commenti, nel mondo della sinistra, sulla vittoria di Emmanuel Macron, alle elezioni presidenziali francesi, contro la sfidante Marine Le Pen, spaziano da quelli più entusiasti, che parlano di “trionfo della democrazia”, a quelli, via via più scettici e critici verso Macron, i quali comunque parlano di “scampato pericolo” o di “male minore” e ritengono che il rischio di una vittoria "fascista" sia stato scongiurato.
Sono tutti atteggiamenti che denotano quantomeno una superficialità e una carenza, se non mancanza di analisi.

La superficialità è data, a mio avviso, dal non comprendere le dinamiche profonde del potere nei paesi occidentali (e non solo) di oggi e che ci sia una grossissima differenza tra andare al governo e detenere il potere.
Nelle società come quella francese o italiana i governi cambiano, ma gli indirizzi generali di questi molto di meno. Questi non possono che riflettere gli interessi della classe sociale dominante (locale e anche internazionale), ossia, della grande borghesia, soprattutto quella finanziaria (a scanso di equivoci, questo non significa che i governi sono tutti identici, bensì che le differenze fra questi rivestono questioni per lo più secondarie, mentre le linee politiche generali sono uguali, ossia, quelle liberiste).

D’altronde l’abbiamo visto anche in Italia, negli ultimi 25 anni, dove, nonostante la ripetuta e ritrita “chiamata alle armi” e al voto utile del PdS-DS-PD contro il pericolo di Berlusconi e delle destre neo-fasciste e xenofobe, i vari governi, Centro-destra e Centro-sinistra, in modo “bipartisan”, si sono resi tutti protagonisti della restaurazione neo-liberista, che ha comportato privatizzazioni, attacchi al salario, alle pensioni, alla scuola, alla sanità, ai diritti dei lavoratori (con il boom di contratti sempre più precari) alla creazione di uno Stato sempre più autoritario, repressivo ed invadente (con la scusa della lotta al terrorismo), nonché militarmente sempre più interventista.

Complice di tutto ciò è stato quello che io chiamo “antifascismo astratto”, e che da decenni egemonizza la sinistra italiana ed europea.
Ma che si intende per “antifascismo astratto”?
Grosso modo si potrebbe definire come un atteggiamento di ostilità e/o di paura nei confronti di forze politiche o personaggi di destra, che prescinde dalla loro effettiva possibilità di nuocere, ossia in un contesto –come quello italiano ed europeo occidentale di oggi- che di fatto rende impossibile la restaurazione di un vero e proprio fascismo.
Le destre di oggi possono al massimo andare al governo, ma NON prendere il potere. Ossia, se pure dovessero andare al governo (cosa peraltro non facile per le forze più di estrema destra) saranno comunque tenute a seguire le linee generali delle società occidentali liberiste. Forse potrebbe esserci una maggiore repressione verso l’immigrazione, ma anche quella in misura assai limitata e forse più “scenografica” che altro. L’immigrazione, infatti, fa comodo ai grandi capitalisti, perché contribuisce ad abbassare salario e diritti dei lavoratori, e quindi nessun governo di destra potrà mai stopparla in modo serio.

Per l’antifascismo astratto, il “fascismo” viene visto come un male assoluto e sganciato dalle dinamiche delle classi sociali e dalla lotta di classe. Come se fosse un corpo o una malattia che vivesse di vita propria e che si insinuerebbe nella nostra società, per poi, da un momento all’altro, riaffiorare e ritornare al potere, per instaurare di nuovo un regime simile a quello del ventennio.

Palmiro Togliatti, forse il più grande studioso del fascismo, nelle sue “Lezioni sul fascismo”, collega chiaramente e ripetutamente tale fenomeno politico alla borghesia (specificamente ad alcuni strati di questa) e all’imperialismo.
Non solo: egli spiega che, contrariamente a ciò che comunemente si pensa, l’ideologia fascista non era un qualcosa di saldamente costituito, bensì alquanto eterogeneo e soprattutto funzionale agli obiettivi di quel periodo, di legare assieme differenti strati della borghesia.
Il fascismo, sebbene abbia, per Togliatti, delle caratteristiche proprie, rimane pur sempre una versione della più ampia dittatura della borghesia. Questa dittatura di classe rimane tale anche quando si presenta in forme più democratiche.

Viceversa, la grande maggioranza della sinistra oggi in Italia (comunisti compresi) stenta a vedere il problema principale nella (grande) borghesia e tende a collocare la lotta di classe, di fatto, in secondo piano, rispetto a quella, apparentemente più importante, di “destra-sinistra”, finendo facilmente per accantonarla e dimenticarla del tutto, quando crede di trovarsi in presenza di un presunto pericolo delle destre o del fascismo.
Finendo, così, per fare fronte comune assieme al suo vero nemico (tattica che è stata giusta negli anni 30-40 del secolo scorso, quando esistevano il fascismo e il nazismo, ma non oggi), ossia, alla borghesia finanziaria. Nemico che è molto più insidioso e pericoloso delle destre, se non altro perché si presenta in modo falsamente democratico e perché il suo autoritarismo non è mai esplicito, ma ben camuffato.

Infatti, oggi il paradosso è che il “fascismo” (se proprio vogliamo usare questo termine) -inteso come tendenza ad una società autoritaria, elitaria, oppressiva, sfruttatrice e guerrafondaia- viene portato avanti proprio da quelle forze politiche “democratiche”, o addirittura “progressiste”, le quali fanno appello al voto utile contro l’affermazione ed il pericolo delle destre.

Nell’Italia e nell’Europa di oggi, l’antifascismo, se vuole essere concreto e non astratto, deve prendersela semmai contro i vari Macron, Renzi, Merkel; contro la BCE, l’euro e contro la NATO.

Stiamo parlando di soggetti che, tra l’altro, non si fanno alcuno scrupolo a sostenere Stati, governi e forze politiche apertamente reazionari, come il governo golpista e filo-nazista ucraino, come lo Stato sionista di Israele, come i terroristi controrivoluzionari del Venezuela, come i terroristi jihadisti (spacciati per “opposizione democratica”) che da anni hanno gettato la Siria in una guerra sanguinosa, ecc.

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