lunedì 3 ottobre 2016

Aleppo, emergenza umanitaria e mass-media


Da quando è iniziata la recente offensiva russo-siriana per riprendere Aleppo est, ossia, quella parte della città da anni in mano alle bande estremiste islamiche, siamo stati anche noi in qualche modo "bombardati" di notizie e di immagini relative alle sofferenze che tale attacco creerebbe alla popolazione civile e ai bambini.
Sono immagini e racconti strazianti indubbiamente. La guerra e' una cosa veramente orribile, come è noto.
Tutta questa improvvisa sensibilità dei nostri mass-media verso il dramma che si vive la popolazione civile sarebbe lodevole e quasi commovente, se non fosse, però, anche così ipocrita , fuorviante e soprattutto strumentale.

Intanto perché, per limitarci solo agli ultimi 20 anni, gli USA e la NATO hanno bombardato decine e decine di città (l'elenco è sterminato, da Belgrado a Baghdad, a Kabul, Fallujah, Mossul, Tripoli, Sirte, Bassora e parecchie altre ancora), senza che i TG e i quotidiani nostrani si siano mai preoccupati di indagare le ripercussioni di tali azioni sulla popolazione civile.
Lo fanno solo ora, che ad attaccare sono i siriani e i russi.

Non solo: da oltre un anno lo Yemen, e soprattutto la sua capitale Sana'a, sono sottoposti a continui bombardamenti da parte dell'aviazione saudita.
Ma quanti di voi sono al corrente non dico delle condizioni della popolazione civile locale, ma del fatto stesso che nello Yemen sia in corso una guerra, o meglio, un'aggressione da parte dell'Arabia Saudita (a cui l'Italia peraltro vende numerose armi)?

E ancora: la popolazione civile di Aleppo è sottoposta a bombardamenti, sparatorie e a violenze e sofferenze di ogni tipo, già da almeno 4 anni. Ossia, da quando i terroristi fondamentalisti di Al Nusra (Al Qaeda) hanno occupato i quartieri orientali della città, seminando odio, distruzioni, intolleranza. Il tutto con la benedizione -e soprattutto i finanziamenti e le armi- dell'Occidente (USA e Francia in primis) e dei suoi alleati (Arabia Saudita, Turchia, Qatar), i quali non hanno esitato a qualificare questi tagliagole come "combattenti per la libertà".
E infatti, sembra che la maggior parte della popolazione civile di Aleppo est stia, invece, accogliendo l'esercito siriano come dei liberatori. Sebbene i nostri TG e quotidiani tacciano tutto ciò.

Tra l'altro, dal momento che ad essere sotto accusa, da parte dei nostri mass-media, è il governo siriano (e ovviamente anche la Russia), andrebbe ricordato che cos'era Aleppo prima dell'inizio del conflitto: una città molto tranquilla, economicamente prospera, dove le diverse confessioni religiose (in Siria c'è una nutrita componente cristiana) convivevano pacificamente.
Il tutto in un paese autoritario, certo, ma assai meno della maggior parte dei paesi del Medio Oriente, e che stava per effettuare aperture in senso democratico.
E poi parliamo di un "regime" fortemente laico, uno dei pochi rimasti tali nel mondo arabo, soprattutto dopo che negli anni scorsi la NATO ha fatto fuori Saddam Hussein e Gheddafi.

Ma ritorniamo alla "notizia" sulle sofferenze della popolazione civile.
Contrariamente a quanto qualcuno potrebbe credere, l'informazione che calca la mano sui drammi umani relativi alla guerra (con tanto di immagini raccapriccianti), lungi dal dimostrare "sensibilità" nei loro confronti, risponde, invece, ad una precisa tecnica comunicativa. Quella -oggi così di moda- di suscitare forti reazioni emotive nell'utente.
L'indignazione e la rabbia suscitate da queste reazioni emotive vengono poi abilmente -a volte anche molto sottilmente- dirottate verso nemici di comodo, i "cattivi" di turno.

Non è un caso, infatti, che l'indignazione per le sofferenze della popoloazione civile di Aleppo est esca fuori proprio adesso. Ossia, proprio ora che la Siria -con il determinante supporto della Russia- sta legittimamente riprendendosi i quartieri della città, strappati a suo tempo dai tagliagole fondamentalisti.

E mandando, così, a monte i piani di USA e di Israele di destabilizzazione della Siria (e del Medio Oriente in genere), sul quale stanno lavorando da anni, utilizzando le varie sigle terroriste e fondamentaliste (Daesh, ossia Isis, Al Nusra e altre ancora).

1 commento:

  1. completamente d'accordo con David, Vincenzo Brandi

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