lunedì 2 novembre 2015

Marino, un eroe borghese. Molto, molto borghese!

Se l’ormai ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, quando venne eletto, avesse avuto nel suo programma quello di far discutere di sé, bisogna proprio dire che ci è riuscito alla perfezione.
Mai sindaco di Roma è stato così “chiacchierato” come lui. E in soli due anni di governo.

Marino è stato capace come forse nessuno di dividere il campo in sostenitori e iper-critici.
Però, come accade spesso nella politica italiana degli ultimi decenni, molti dei giudizi –positivi o negativi che siano- sono strumentali e dettati da interessi o quantomeno da superficialità.
Si è arrivati al punto che all’(ex) sindaco sono state attribuite le responsabilità di tanti mali che la capitale si porta appresso da decenni.

La mia, non vuole certo essere una difesa di Marino.
Ma, arrivati a questo punto, sarebbe il caso di elencare (molto sommariamente) pregi e difetti dei suoi due anni da sindaco di Roma.

Pregi:

Ignazio Marino è stato –da 20 anni a questa parte- sicuramente il primo sindaco ad aver provato a contrastare una serie di lobbies affaristiche (se non criminali) che governano di fatto Roma da tempo.
Non dimentichiamoci che gli ultimi sindaci (Rutelli e Veltroni) erano stati complici di un sistema di gestione corrotto e fraudolento di servizi pubblici, noto ormai come “Mafia-capitale” (Buzzi, Carminati, Oldevaine, ma anche palazzinari, come Parnasi, ecc.). Con Alemanno, poi, tale sistema di malgoverno era arrivato a toccare vette altissime, come dimostra Parentopoli e magagne varie (tra le quali la libertà per il consorzio Metro C di continuare a chiedere ed ottenere finanziamenti, senza alcun vincolo temporale per i lavori).

Numerosi sono stati gli interventi di Marino volti a contrastare gran parte di questo malaffare. Tutto il linciaggio mass-mediatico a cui è stato sottoposto il sindaco-chirurgo è scaturito proprio da ciò. Ossia, dall’aver calpestato i piedi alle lobbies affaristico-mafiose (non ci dimentichiamo che il quotidiano romano per eccellenza, Il Messaggero, appartiene a Caltagirone).
Sotto questo punto di vista, Marino è da considerarsi una figura se non eroica, quantomeno coraggiosa. E gliene va dato merito.

Difetti:

Personalmente credo poco alla retorica dell’eroismo, a maggior ragione quando si gestisce una città come Roma, molto eterogenea per condizioni economiche, sociali, lavorative ed etniche, e con una popolazione di oltre 3 milioni (se consideriamo anche i pendolari che vi lavorano, gli studenti fuorisede e altri non residenti).

Quindi –sinteticamente- se uno contrasta delle lobbies, deve per forza di cose appoggiarsi ad altri settori sociali ed economici.
A chi si è appoggiato Marino?
Non è chiaro esattamente quali sono stati i gruppi di potere che l’hanno sostenuto, ma posso dire con sicurezza a chi Marino NON s’è assolutamente appoggiato, anzi ha combattuto (assieme alle lobbies affaristiche): i lavoratori, i ceti popolari, gli abitanti delle periferie degradate.

Numerosi sono stati i tagli ai servizi fondamentali, al salario di migliaia di lavoratori. Le assunzioni sono state bloccate, mentre diversi servizi indispensabili (tipo il trasporto pubblico), soffrono di una carenza di personale spaventosa.
Per non parlare della vergognosa uscita di Marino contro i lavoratori del Colosseo, “colpevoli” di aver voluto fare un’assemblea (diritto basilare; e comunque regolarmente annunciata con giorni d’anticipo).

Allo stesso modo, il sindaco, proseguendo la politica dei suoi predecessori, ha trascurato le periferie –ossia, i quartieri dove abitano soprattutto i ceti popolari- e s’è preoccupato soltanto di abbellire la vetrina del centro storico.

Conclusione:

Nonostante tutta la canea che è stata fatta intorno a Marino, su un punto egli è stato in perfetta continuità con i sindaci che l’hanno preceduto: nell’essere stato un sindaco borghese e nel rappresentare gli interessi generali di quella classe sociale.
Le complicazioni nascono dal fatto che però la borghesia è tutt’altro che un blocco unito. Essa si divide, intanto, in piccola, media e grande borghesia. E vi sono feroci conflitti di interesse non solo fra questi tre spezzoni di borghesia, ma anche all’interno di ciascuno di questi settori.
E questo spiega tutte le polemiche e i contrasti che ci sono stati intorno alla Giunta Marino.

Sono lontani i tempi in cui Luigi Petroselli poteva governare Roma, facendo anche gli interessi dei ceti popolari (e risanando molte borgate dall’emarginazione e dalla criminalità). E senza far pagare il costo ai lavoratori.
Certo, era bravo lui, ma era soprattutto il contesto politico-sociale ad essere diverso: allora c’era il PCI, i lavoratori erano molto più organizzati e combattivi e facevano valere i loro interessi.
Quanti passi indietro abbiamo fatto in Italia da allora…

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