lunedì 1 dicembre 2014

Malcontento, criminalità, degrado, immigrazione.

A scanso di equivoci, dico subito che concetti quali "buonismo" o "tolleranza" non mi appartengono. E a ben vedere non appartengono praticamente a nessuno.
Se di tolleranza si può parlare, in Italia, è quella che c'è sempre stata verso l'illegalità in genere (siamo pur sempre il paese dell'evasione fiscale, dell'abusivismo edilizio e delle grandi organizzazioni criminali, e altro ancora).


In realtà, più che essere "buono" o "tollerante", chi governa dovrebbe, secondo me, fare qualcos'altro: studiare i vari fenomeni problematici (criminalità, ecc) per capire come intervenire in modo adeguato. Altrimenti rischiamo di scadere nei soliti slogans, tanto suggestivi, quanto demagogici e irrealistici, quali "tolleranza zero". Oppure si approvano leggi, quali la Bossi-Fini, improntati alla repressione, e che addirittura introducono il reato di clandestinità, ma con i risultati che abbiamo sotto i nostri occhi.
Contrariamente all'apparenza, diversi dati statistici dimostrano che immigrazione e delinquenza sono fenomeni che hanno poco a che fare l'uno con l'altro. Anche se in parte si intersecano.


Cominciamo dal primo fenomeno: l'immigrazione.
Intanto la prima cosa da rilevare è che la percezione comune degli italiani sugli immigrati è fortemente distorta dalla realtà dei fatti, e risente di numerosi pregiudizi e stereotipi.
In un sondaggio recente, infatti, gli intervistati ritengono -in media- che la percentuale di extracomunitari rispetto al totale della popolazione residente in Italia sia intorno al 30%. Nella realtà essa è del 7% (una differenza molto significativa).
Anche la percentuale degli islamici è fortemente sopravvalutata, rispetto alla reale consistenza. La stragrande maggioranza degli immigrati, inoltre, lavora e quelli che delinquono sono una infima minoranza (ma che purtroppo fa tantissima notizia).
Tra l'altro non risulta che ci sia stato un aumento significativo degli eventi criminali negli ultimi 25 anni (periodo del boom dell'immigrazione).


La percezione diffusa -in Italia- rispetto all'immigrazione è poi fortemente condizionata da una sterminata serie di "notizie" – riportate quasi sempre in modo scorretto e distorto, quando non proprio inventate di sana pianta- e bufale varie, che girano ad esempio, sui social network (soprattutto facebook), le quali cercano di suscitare indignazione sulla gente, fantasticando improbabili servizi, alloggi o sussidi che sarebbero elargiti generosamente agli immigrati (perfino clandestini), e negati agli italiani.
Si tratta di fantasie allo stato puro, eppure credute per vere da non poche persone, e sulle quali le varie forze di destra, in mancanza di argometi più seri, tentano di costruire i loro successi, speculando sulla creduloneria della gente.


Molti italiani si domandano: "ma perchè non se ne stanno/tornano a casa loro?"
La risposta è che secondo me la stragrande maggior parte degli extracomunitari ritornerebbero molto volentieri "a casa loro" se ce ne fossero le condizioni: ossia, se i paesi ricchi (inteso ovviamente le grandi multinazionali e il potere finanziario) la smettessero di sfruttare pesantemente le risorse dei loro paesi, condannandoli al sottosviluppo, e, come se già non bastasse, fomentando continuamente conflitti vari, per accaparrarsi delle loro ricchezze, oltre che per arricchire le grandi lobbies delle armi.


Passiamo alla criminalità.
Ovviamente il tema è vastissimo e complesso, per con cui poche righe si può farne sono una breve e non esaustiva sintesi.
Intanto andrebbe premesso che in Italia i fenomeni criminali (e l'illegalità in generale) sono stati storicamente molto "tollerati" (quando ancora di immigrati non se ne vedeva nemmeno l'ombra). Non a caso siamo, tra l'altro, la patria delle varie organizzazioni mafiose. A mio modesto parere, se si vuole contrastare seriamente la criminalità, occorre agire -molto sinteticamente- su due versanti: da una parte, le istituzioni dovrebbero intervenire per eliminare il più possibile le condizioni di degrado e di emarginazione sociale e lavorativa, garantendo a tutti i cittadini la possibilità CONCRETA di guadagnarsi da vivere onestamente.
A quel punto -ed è il secondo versante- la legge può, anzi deve intervenire in modo inflessibile ed efficace contro chiunque commetta atti criminali (altrochè "buonismo").


Infatti, se è inutile punire, ad esempio, un ladro, quando questo non ha altri mezzi per poter sopravvivere, diventa assolutamente necessario farlo nel momento in cui egli ha la possibilità effettiva di vivere onestamente, lavorando.
Quando poi si ha a che fare con la grande criminalità organizzata, lì occorrerebbe intervenire in modo pesante.
Ma non certo -come si fa da noi- in modo "scenografico", tipo mandando l'esercito per le strade (non ne vedo proprio l'utilità). Bensì colpendo tali organizzazioni soprattutto a livello economico e soprattutto colpendo "in alto". Serve a poco arrestare i piccoli pesci, facilmente sostituibili.


Tornando al nesso criminalità-immigrazione -fenomeno, come già detto, molto più limitato di quanto appaia- vanno quantomeno distinte due tipologie di casi (in realtà sarebbero di più, ma mi attengo ai casi più frequenti):
Tra gli immigrati ci sono i delinquenti "incalliti", ossia, quelli che erano già tali al paese loro, prima di venire in Italia. E lì sì, che servirebbe un intervento in modo deciso.
Ma non sempre è facile: alcuni di loro godono di qualche forma di protezione, magari perchè legati a grandi organizzazioni criminali mafiose (italiane o internazionali), con agganci nelle istituzioni, o perchè comunque fanno comodo a qualche potente.
Molti delinquenti, poi, arrivano da noi grazie a veri e propri accordi tra lo Stato italiano e quello del loro paese di provenienza (di cui non si parla, per ovvi motivi; è il caso di numerosi criminali romeni).


Poi ci sono i ladruncoli diciamo "occasionali", ossia poveri disperati che rubicchiano per sopravvivere. Nella quasi totalità dei casi essi smettono di farlo non appena riescono a trovare un briciolo di lavoro.


In conclusione, tutto il malumore della popolazione contro il degrado e la delinquenza è perfettamente comprensibile.
Ma ciò è dovuto alla tendenza da parte delle istituzioni e del ceto politico (direi "bipartisan") a far politiche che privilegiano i ceti sociali più abbienti e -territorialmente- i quartieri più centrali (o residenziali) delle città. Mentre, al contrario, si scaricano tutti i problemi e l'incuria nelle zone dove abitano i ceti più proletari.
Poi, un po' l'ignoranza, un po' le speculazioni politiche delle destre, spingono molti cittadini esasperati a prendersela -a torto- contro gli immigrati (o contro i Rom).


Servirebbe un intervento appropriato (e non propagandistico) se si vuole veramente contrastare le condizioni di degrado e insicurezza. Ma temo che finchè domineranno le politiche liberiste -e finchè ci sarà capitalismo- sarà molto difficile: le condizioni di degrado, povertà, emigrazione (sia di italiani all'estero che di extracomunitari da noi), disoccupazione, sono connaturate al capitalismo.

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