Sono passati ormai sette mesi da quando al Campidoglio si
è insediata la Giunta pentastellata di Virginia raggi. E credo che un primo,
provvisorio, bilancio si possa incominciare a fare.
Ma prima andrebbe fatta una premessa: pur non essendo mai
stato un sostenitore, né un votante del M5S, non condivido affatto tutta la
campagna mediatica che ormai da mesi non fa che scatenarsi quasi
ininterrottamente contro la Raggi e la sua giunta. Ormai quotidianamente la
notizia principale dei nostri mass-media è la sindaca del M5S e i suoi problemi
con gli assessori o con la polizza, o altro.
Chi capisce un minimo come funziona il nostro sistema
mediatico, non può non cogliere in tale massiccia campagna una manovra
strumentale (prima contro il NO al referendum costituzionale e ora
probabilmente finalizzata più a far prevalere interessi e appetiti, in
relazione al nuovo stadio e ancor di più alla speculazione edilizia che c’è
dietro).
La Giunta Raggi andrebbe invece criticata, secondo me,
per i suoi reali difetti e limiti.
E il primo mi sembra sotto gli occhi di tutti (“grillini”
compresi) e cioè il fatto che il M5S s’è presentato ad un appuntamento così
importante, come l’amministrazione del Comune di Roma, in modo del tutto
impreparato e con un personale inadeguato.
Tanto è vero che hanno dovuto nominare come assessori (in
seguito decaduti) dei personaggi molto discutibili e già ampiamente compromessi
con la Giunta Alemanno.
Già da qui si dovrebbe capire che la politica non è una
cosa semplice e che, anzi, richiede una vera e propria capacità professionale
(ci sarà pure un motivo se in tutto il mondo esistono le facoltà di Scienze
Politiche). Non basta certo essere dei “cittadini onesti” (anche dando per
buono che lo siano per davvero) per governare una città come Roma. L’urbe,
infatti, è una metropoli molto molto complessa e per diversi motivi. Ma qui il
discorso va preso alquanto alla larga.
Roma, intanto, è capitale di due Stati (sì, c’è anche il
Vaticano).
La “città eterna” è attraversata da una serie di
dinamiche politiche ed economiche, che producono una lunga serie di esigenze,
interessi e di lobbies. Quindi anche numerosi “appetiti”. Legittimi e meno
legittimi, per non dire mafiosi.
Dalle “storiche” lobbies dei palazzinari, alle “cooperative” (quelle finte, intendo),
a numerosi affaristi e speculatori di ogni genere, tra i quali le grandi
multinazionali. E gli appetiti non riguardano solo la massiccia
cementificazione (povera Roma!) legata allo stadio, bensì anche le possibili
future privatizzazioni delle aziende municipalizzate e soprattutto delle
utilities (acqua, luce, gas, ecc.).
A tutto ciò andrebbero
aggiunti i massicci tagli che lo Stato ha effettuato in questi anni nei
confronti degli Enti Locali, nonché politiche folli come la “spending review”.
Poi c’è la Chiesa Cattolica (ma il giusto proposito della Raggi di far pagare finalmente le tasse pure a loro, che fine ha fatto?). A Roma il 40% (o forse più) del patrimonio immobiliare appartiene alla Chiesa e il numero delle attività economiche (alberghi, ospedali, ristoranti, scuole, negozi, cliniche, istituti vari e altro ancora) è incalcolabile. Tutto o quasi esentasse.
Tutto questo sistema di potere è ben consolidato (a parte qualche
“scossone” ogni tanto, ma dovuto solo a contrasti tra i diversi settori della
borghesia).
E con tale sistema di potere a Roma occorre fare i conti, se si vuole amministrare questa metropoli. O ti metti d’accordo con loro, o altrimenti duri poco.
E con tale sistema di potere a Roma occorre fare i conti, se si vuole amministrare questa metropoli. O ti metti d’accordo con loro, o altrimenti duri poco.
Ma se la Giunta Raggi e il M5S
arriverà all’accordo con loro -e la probabile dipartita di Berdini andrà di
sicuro in questa direzione- tradisce tutti i bei princìpi e i grandi discorsi
del tipo “onestà”, “basta con la vecchia casta politica”, che erano alla base
del loro grande successo elettorale e del loro seguito di massa. E
diventerebbero né più né meno dei partiti o dei politici contro i quali hanno
sempre inveito.
Ma quindi contro questo sistema di poteri che –di fatto-
governa Roma, condizionando pesantemente tutte le giunte, a prescindere dal
colore politico di queste, non si può fare proprio nulla? Siamo destinati a
subirne per sempre le sue influenze, i suoi ricatti?
In realtà non solo si potrebbe fare tanto per quantomeno
ridimensionare tali poteri, ma in passato ciò è stato anche fatto, almeno in
una certa misura.
Quello che è stato probabilmente il miglior sindaco che
Roma abbia mai avuto, Luigi Petroselli, fece tantissimo per migliorare la
città, e soprattutto per venire incontro alle esigenze degli strati sociali più
disagiati, delle borgate.
Ma egli ha potuto fare ciò non solo per le sue indubbie
qualità personali, ma anche e soprattutto poiché nell’intero paese c’era un
contesto generale molto diverso da quello di oggi. Allora ci furono grandi
cicli di lotte dei lavoratori e esistevano delle organizzazioni –politiche e
sindacali- forti, radicate e combattive, assai poco concilianti con i
cosiddetti “poteri forti”. E che mettevano in discussione la società
capitalistica complessivamente.
Oggi purtroppo non è più così.
E quindi, se vogliamo veramente cambiare le cose l’unico
modo è quello di rimboccarci le maniche, a partire da tutti quanti, ciascuno
per quello che può, e tentare, piano piano, di riprendere a lottare, ma
soprattutto a ricostruire delle organizzazioni sindacali e ancor più politiche
che sappiano mettere in discussione le politiche liberiste (e possibilmente l’intera
società capitalistica, che le produce), a partire dalle istituzioni
internazionali (l’euro soprattutto) che ce le impongono.
Altrimenti ci dovremo accontentare di forze politiche
–come il M5S- che hanno ottime capacità comunicative e fanno tanti bei
discorsi, ma che poi, quando vengono eletti e vanno a governare, finiscono
sistematicamente per deludere tutte le attese.