In Siria è guerra. Ma che guerra è?
La campagna mass-mediatica di (dis)
informazione che da mesi ormai dilaga sugli avvenimenti del luogo
opera una sistematica distorsione delle notizie che ci giungono.
Le "notizie" che ci vengono
quotidianamente riportate non partono da nessuna fonte un minimo
ufficiale. Ossia, non soltanto non provengono da fonti governative -e
questo potrebbe anche essere in teoria comprensibile- ma nemmeno da
forze politiche di opposizione o dei vari gruppi religiosi
conosciuti. Le fonti sono quelle di generici "ribelli" o
del misterioso "Esercito Libero Siriano".
Chi sono questi ribelli?
Tutto lascia pensare che si tratti di
mercenari professionisti -spesso estremisti islamici- provenienti da
paesi quali l'Afghanistan, la Libia, il Qatar, l'Arabia Saudita e
altri ancora.
Su queste basi, la nostra
"informazione" ci fa credere che in Siria sia in corso una
rivoluzione (magari anche sull'onda della primavera araba) contro il
regime di Assad, dipinto come particolarmente antidemocratico e
oppressivo.
NON intendo qui difendere il
governo siriano, che ha certo i suoi grossi limiti. Ma se
consideriamo la situazione complessiva del Medio Oriente di sicuro
tale regime non figura tra i peggiori. Molto più repressivi, oltre
che assolutisti e oscurantisti sono l'Arabia Saudita, il Qatar e i
vari emirati.
Solo che di questi ultimi non si parla
perchè hanno buoni rapporti con gli Stati Uniti e quindi nessun
governo occidentale (nè i relativi mass-media) sente il dovere di
"esportarvi la democrazia".
Viceversa, la Siria, che pure è
rimasta uno dei pochi Stati laici del Medio Oriente e dove convivono
pacificamente confessioni religiose molto diverse tra loro, ha però
il "torto" di non piegarsi al dominio di USA e Israele.
Da qui nasce la rivolta armata,
chiaramente finanziata, appoggiata da diversi Stati limitrofi e -in
ultima analisi- decisa a Washington.
Chiunque ha una certa infarinatura di
politica del Medio Oriente e la segua da qualche anno sa che la Siria
in questi ultimi 10 anni almeno ha sempre rappresentato un ostacolo
per le mire yankee (e sioniste). Era chiaro che lì DOVEVA prima o
poi succedere qualcosa. La Siria è troppo anti-USA perchè potesse
rimanere un paese tranquillo, come lo è stato fino ad un anno fa.
Bene hanno fatto Cina e Russia a votare
contro la risoluzione ONU.
Intanto perchè la risoluzione 1973
sulla Libia dello scorso anno (in quell'occasione s'erano astenute) è
stata pesantemente violata dall'intervento della NATO, che invece di
limitarsi a far rispettare la "no fly zone" -come prevedeva
la risoluzione- ha bombardato le città e l'esercito libici,
permettendo ai "ribelli" (anche in questo caso rimane tutto
da chiarire chi fossero tali ribelli) di vincere la guerra. E, preso
il controllo sul petrolio, di escludere i cinesi dagli affari con
l'oro nero (il che la dice lunga sulle reali motivazioni che stavano
dietro l'intervento della NATO).
La nuova strategia degli USA e
dell'Occidente adesso non è più quella di "esportare la
democrazia" invadendo direttamente i paesi (visti tra l'altro i brillantissimi successi in Iraq
ed in Afghanistan). Ora si esportano le rivolte.
Ossia, si addestrano decine di migliaia
di terroristi e mercenari di vari paesi (in questo caso arabi) i
quali provocano incidenti, fanno attentati, seminano il terrore e
costringono il governo vittima di questi attacchi ad intervenire in
modo repressivo.
Con la complicità dei mass-media parte
una massiccia campagna di disinformazione, che condiziona l'opinione
pubblica, predisponendola a favore di un intervento "umanitario".
Intervento che poi viene eseguito naturalmente dagli USA o dalla NATO
(o da qualche paese o leader fantoccio, tipo Sarkozy).
Il risoltato finale, se la cosa ha
successo, è la creazione di un governo malleabile agli interessi
statunitensi innanzitutto e soprattutto delle relative
multinazionali.
Per le popolazioni locali le condizioni
di vita al 90% peggioreranno. Ma questo i nostri efficientissimi
mass-media tanto non ce lo diranno.
Ci dicono nulla su come il popolo
libico sia ora finalmente "felice", dopo la caduta di
Gheddafi?
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