Ma approfondiamo la questione.
L'Argentina non è mai stato un paese povero. Anzi, all'interno dell'America Latina la sua economia si difendeva abbastanza bene.
Le cose hanno iniziato a cambiare a partire dalla dittatura degli anni 1976-83.
Ma il grosso peggioramento lo abbiamo avuto negli anni '90, sotto la presidenza di Carlos Menem.
Egli attuò una serie di politiche ispirate all'ideologia liberista: privatizzazioni, tagli ai salari, ai servizi sociali.
Il risultato fu un peggioramento dell'economia, una perdita di competitività con l'estero, aggravata da una politica di parità Peso-Dollaro (che tanto ricorda l'Euro). E ancora, aumento vertiginoso della disoccupazione, della povertà e delle diseguaglianze sociali. Nonchè indebitamento.
Per far fronte al quale, l'Argentina ricorse al FMI (Fondo Monetario Internazionale). Il quale impose al paese politiche liberiste ancora più radicali. La conseguenza è che la crisi si aggravò ancora di più (qualcuno ricorda i "bond argentini"?) ed esplosero forti tensioni sociali.
Non solo i ceti popolari caddero in miseria, ma l'indigenza raggiunse perfino settori di piccola-media borghesia.
Ma alla fine, dopo le rivolte del 2001-02, e sulla spinta di queste, arrivò alla presidenza Nestor Kirchner.
Il quale ha mutato profondamente le politiche economiche del paese sudamericano.
Ha nazionalizzato diverse industrie, s'è sganciato dalla parità col Dollaro e dal FMI, ha incrementato le spese sociali e creato nuovi posti di lavoro.
L'Argentina ha incominciato a dipendere sempre meno dalle importazioni e soprattutto ha fortemente ridimensionato le pretese egemoniche degli Stati Uniti, facendo fallire la costituzione dell'ALCA (trattato di "libero commercio" americano, in cui gli USA, su posizioni di forza, l'avrebbero fatta da padroni).
S'è, viceversa, appoggiata al Mercosur (mercato comune del Sudamerica), che però è un organismo molto più egualitario di tanti altri, compreso l'Unione Europea, e non prevede le rigidità di questo.
Il riusultato è che oggi l'Argentina è in piena ripresa economica.
E in Europa?
I paesi dell'Unione Europea perseguono sostanzialmente politiche molto simili a quelle praticate in Argentina negli anni '90 (e in tanti altri paesi, sempre con risultati simili).
In Grecia prima e poi in Irlanda, nel Portogallo, in Spagna e naturalmente anche in Italia abbiamo tagli alle pensioni, alle scuole pubbliche (ma non a quelle private), alla Sanità, licenziamenti in massa, privatizzazioni, deindistrializzazione, aumento delle tasse concentrato tutto sui ceti medio-bassi (di patrimoniale neanche a parlarne).
Insomma, una politica che, con la scusa del debito pubblico, non soltanto cancella i diritti dei lavoratori e il futuro di milioni di giovani e meno giovani, ma alla fine non risolve minimamente il problema per cui tali manovre erano state in teoria partorite.
Il debito pubblico rimane altissimo e il rapporto tra questo e il PIL non si abbassa (e difficilmente lo farà in futuro). Anche perchè le politiche del Governo Monti sono fortemente recessive e dunque non potranno che abbassare il PIL.
Tale denuncia proviene, tra l'altro, da una fonte non sospetta: Giorgio Squinzi, neopresidente di Confindustria, il quale sostiene che il calo del PIL nel 2012 potrebbe arrivare a -2,4% e ha dichiarato che la "spending review" è una manovra recessiva.
Ha poi subito un vero e proprio linciaggio morale per aver osato dire una cosa, che è fin troppo palese, ma che evidentemente non si può dire "...altrimenti fa aumentare lo spread".
Il quale spread, però, è aumentato lo stesso, anche dopo che Squinzi è stato costretto a chiedere scusa per la sua affermazione.
Io mi auguro che non dovremo arrivare alla situazione di miseria che si era arrivati in Argentina nei primi anni '2000, perchè ci si renda conto che bisogna cambiare radicalmente le politiche economiche. Ma, certo, Berlusconi prima, e ancora di più Monti ora, stanno dando una decisa accelerata in tale direzione.
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