Va precisato che non si tratta di decidere l'uscita di Atene dall'euro, come
qualcuno pensa. Syriza (il principale partito al governo) non ha mai detto di
voler uscire dall'euro. Anzi, contrariamente a ciò che si vuol far credere, è
intenzionata a ripagare il suo debito. Solo che il governo ellenico intende
decidere sovranamente (ne avrebbe tutto il diritto) in che modo ripagarlo,
ossia, dove recuperare le risorse per farlo.
E -per la prima volta- intende far pagare chi non l'ha mai fatto
sinora, e cioè i ricchi e i grandi evasori fiscali (armatori in primis). Questi
sono rimasti sostanzialmente intoccati dalle ben 5 manovre “lacrime e sangue”
che ha subito la Grecia negli scorsi anni e che hanno ridotto vasti strati
della popolazione a livelli di miseria che da decenni non si vedevano in un
paese europeo.Ebbene: è stato precisamente questo programma che all'Europa delle banche non è andato giù.
Il che dimostra come alla BCE non interessa tanto che la Grecia saldi il suo debito, quanto imporre a tutti i popoli (la Grecia funge da cavia) le politiche liberiste e di austerity, fatte di bassi salari, ricattabilità e debolezza dei lavoratori, pensioni da fame e privatizzazione della sanità e dei servizi sociali.
Va chiarito anche un altro equivoco: la Grecia NON si trova in
queste condizioni perché in passato il suo Stato avrebbe fatto spese eccessive,
o –come si dice- perché avrebbe truccato i cuoi conti pubblici (cosa che non
doveva essere poi difficile da scoprire a suo tempo; e pare che anche altri
paesi -tra i quali Francia e Germania- l’abbiano fatto).
Le spese statali della “virtuosa” Germania sono –in percentuale
sul PIL- assai maggiori di quelle dell’Italia, a sua volta superiori di quelle
elleniche.
Certo, la Grecia ha, di suo, un’economia storicamente debole.
Ma l’Europa unita non era stata a suo tempo presentata proprio
come un’opportunità anche e soprattutto per i paesi deboli? Una vera unità
europea non dovrebbe favorire investimenti (controllati, certo; nessuno parla
qui di sovvenzioni a pioggia) diretti proprio alle zone più arretrate per far
sviluppare un po’ tutte le economie, e realizzare, così una VERA integrazione?Tra l’altro una politica di investimenti in Grecia (e non solo) darebbe un notevole contribuito a sviluppare un’economia tale, che ora Atene non avrebbe alcun problema a ripagare il debito.
Ma il problema è che l’Unione Europea è rigorosamente liberista,
ossia, strettamente dipendente dalle leggi del capitalismo. Per cui, gli Stati
non devono investire.
Lo dovrebbero fare i privati, ossia, i capitalisti, ma dato che a
questi, specie in tempi di crisi economica, gli investimenti spesso non
convengono -e quindi non si fanno- essi cercano di realizzare i loro bei
profitti rivolgendosi alle speculazioni finanziarie. Le quali si alimentano
–guarda caso!- proprio sui debiti sovrani.
Dunque, alla BCE (organismo non eletto dai cittadini, ma quello
che di gran lunga ha il maggior potere nell’area-euro) interessa solo far fare
profitti alle banche, sfruttando il debito pubblico e riducendo vasti strati di
popolazione senza lavoro, senza pensioni, senza servizi e in miseria.
Il popolo ellenico è da considerarsi, sotto quest’aspetto,
semplicemente come apripista: poi toccherà agli spagnoli, ai portoghesi, agli
italiani e altri ancora.
Il debito pubblico o sovrano, tra l’altro, non è un fenomeno così
anomalo e negativo come ci vogliono far credere. In realtà il debito pubblico
ha sempre accompagnato lo sviluppo dell’economia capitalistica. Non a caso, lo
stesso Karl Marx ne parla più volte nei suoi libri sull’economia.
Tornando alla Grecia, staremo a vedere ciò che uscirà dal
referendum del 5 luglio prossimo. Vedremo se si troverà comunque alla fine un
accordo, oppure se Atene uscirà dall’euro.
Ma la cosa importante da capire è che la battaglia che stanno
portando avanti i greci ha un fortissimo valore anche per noi: se il popolo
greco vincerà sui ricatti europei, anche per noi italiani in futuro sarà meno
dura; se loro perdono, aspettiamoci presto misure “lacrime e sangue” anche da
noi.
Ma forse c’è anche un’altra speranza: i BRICS (acronimo per
Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Sembra infatti che soprattutto la
Russia e la Cina siano intenzionate ad intervenire, finanziando la Grecia e
facendo investimenti (cosa che avrebbe dovuto fare un’Europa veramente
unitaria).
Verificheremo se e come accadrà e con quali esiti. L’importante è
che il mondo sta cambiando e la tirannia del FMI-BCE-Commissione Europea (la
“troika”) stia sempre più perdendo il suo monopolio, oltre che credibilità.
E, determinante sarà intanto la vittoria del “NO” al referendum
greco del 5 luglio.
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