Contrariamente a ciò che dicono i
nostri mass-media mainstream, i quali attribuiscono le responsabilità
del clima di pre-guerra (e neanche tanto "pre") totalmente
alla Russia di Putin, basta una breve panoramica sullo sviluppo degli
eventi in Ucraina dell'ultimo anno e mezzo per accorgersi di ben
altre dinamiche.
Le recenti tensioni in Ucraina sono
iniziate con la "rivolta di Piazza Maidan", a Kiev
(capitale dell'Ucraina), scoppiata ufficialmente in seguito al
rifiuto del presidente ucraino di aderire all'Unione Europea. Rivolta
che s'è fin da subito caratterizzata come violenta (con diversi
poliziotti uccisi dai manifestanti).
Durante le dimostrazioni diversi
personaggi politici occidentali si presentarono di persona, aizzando
i manifestanti contro il governo (democraticamente eletto) di Victor
Janukovyc: un'ingerenza senza precedenti! Sarebbe come se durante una
manifestazione di protesta a Roma i politici cinesi o russi
intervenissero in piazza spingendo i manifestanti a sbarazzarsi di un
governo democraticamente eletto (quello di Renzi non fa testo, sotto
quest'aspetto).
Nel febbraio del 2014, dopo violenti
scontri, il colpo di Stato riuscì, e gruppi paramilitari di estrema
destra presero il potere in Ucraina.
Dopodichè scoppiarono numerose
violenze da parte di questi gruppi e principalmente di Pravj Sector
(settore destro), dichiaratamente filo-nazisti. Scontri e violenze
culminati con il rogo della sede del sindacato di Odessa, dove decine
di persone che si trovavano dentro perirono tra le fiamme.
Ma le regioni dell'Ucraina dell'Est non
ci stavano e la popolazione della Crimea (regione tradizionalmente
russa) si è espressa a larghissima maggioranza per l'annessione alla
Russia, mentre nelle regioni di Donesk e di Luhansk le popolazioni si
sono ribellate e hanno iniziato la resistenza contro il governo
golpista dell'Ucraina.
Ed è proprio questa guerra civile ad
aver spinto l'Europa e soprattutto gli Stati Uniti all'adozione di
misure volte a "punire" la presunta ingerenza della Russia
(tutta da dimostrare) nel conflitto ucraino. Tali misure si
concretizzano con le sanzioni economiche.
Il pretesto iniziale per tali sanzioni
-riconfermate di recente- fu l'abbattimento dell'aereo della
Malaysia, attribuito ai ribelli del Donesk, ma, come dimostrano le
immagini satellitari, causato in realtà dall'esercito ucraino.
Ma tali sanzioni alla lunga colpiscono
non tanto la Russia (la quale sta trovando altri sbocchi, rafforzando
notevolmente i legami economici con altri paesi e soprattutto con la
Cina), quanto l'Europa.
Numerose sono, infatti, le imprese
tedesche, francesi, italiane e di altri paesi europei che subiscono
pesantemente tali misure, dato che basavano la loro attività
principalmente proprio sull'esportazione alla Russia e molte di loro
stanno chiudendo o saranno costrette a chiudere in futuro.
L'Europa, dunque, finora si è piegata
alla volontà degli yankees e ha appoggiato il governo golpista
filo-nazista dell'Ucraina, arrivando fino al punto di varare le
sanzioni economiche alla Russia, spinta dalle pressioni
d'oltreoceano.
Ma ora che gli Stati Uniti stanno
facendo di tutto per inasprire la guerra e per coinvolgere più
direttamente la NATO, Francia e Germania si stanno incominciando a
smarcare.
Il recente viaggio a Mosca -non
concordato con Obama- della Merkel e di Hollande per trattare con
Putin e la firma della tregua, lascia capire chiaramente che questi
paesi si incominciano a rendere conto di che cosa significa
l'esplosione di un conflitto di grande portata nel centro
dell'Europa, a poche centinaia di chilometri dalla Germania.
Tanto più che la recente offensiva
dell'esercito ucraino contro i ribelli dell'Est si è risolta in un
grande fiasco: non solo i ribelli non sono arretrati, ma, al
contrario, stanno avanzando e a Debaltsevo hanno rinchiuso in una
sacca un grosso contingente dell'esercito ucraino (dove sembra siano
presenti anche militari americani, alla faccia delle accuse rivolte a
Putin di ingerenza nel conflitto).
Nell'esercito ucraino inoltre il clima
è sempre più pesante e di sfiducia e le diserzioni si moltiplicano
giorno su giorno.
In questa situazione drammatica e
potenzialmente esplosiva, risalta -per la sua mancanza- il movimento
pacifista.
Quello che manifestò ampiamente nel
2003 contro l'invasione dell'Iraq, oggi sembra morto. Inoltre sono
pochissime (e deboli) le forze politiche che avvertono chiaramente
questo pericolo a cui ci stanno conducendo gli Stati Uniti: gli unici
due partiti sono Rifondazione Comunista e il PCdI: troppo poco per
costruire un grande movimento di massa, di cui si sente
drammaticamente la mancanza.
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