Tanto tuonò, che piovve! Il pareggio di bilancio nei conti statali è passato, modificando l'articolo 81 della nostra Costituzione. La quale è stata, grazie a ciò, completamente stravolta.
Quella che è stata presentata come una misura assolutamente necessaria, e che apparentemente sembra anche esserlo, porterà ad una tremenda limitazione dei margini di manovra delle politiche economiche dei singoli paesi -che poi è ciò che vuole l'Unione Europea- e, in modo particolare, delle politiche sociali.
La modifica costituzionale è stata approvata dal parlamento con voto quasi unanime. Il Partito Democratico ha votato a favore.
Da un punto di vista storico, ci sarebbe da dire che il pareggio di bilancio venne perseguito nell'800, poco dopo l'Unità d'Italia, dai governi della Destra Liberale.
E portò, tra le altre cose, alla famigerata tassa sul macinato, che tanta miseria portò e causò numerose vittime nelle rivolte popolari in tutta la penisola.
A questo siamo tornati!
Bisognava prevederlo: tutta la retorica di questi ultimi vent'anni -dopo il Crollo del Muro di Berlino- sulla fine delle ideologie, sul marxismo che sarebbe ormai superato, sul fatto che la sinistra doveva innovarsi e stare al passo coi tempi, invece di "barricarsi ideologicamente", sul fatto che occorreva "superare il '900" hanno portato e non potevano che portare a questo risultato:
oggi il PD è sulle stesse posizioni della Destra Storica ottocentesca!!!
Dal punto di vista politico, il pareggio di bilancio in costituzione è una misura che si sta attuando in diversi paesi europei (Germania, Spagna, Francia...) e che limiterà fortemente l'autonomia dei singoli paesi, come già detto. Le politiche economiche, soprattutto dei "paesi deboli" -come l'Italia, per intenderci- saranno dettate direttamente dalla Banca Centrale Europea. Così funziona e funzionerà la nostra "democrazia" (che per giunta pretendiamo poi pure di "esportare all'estero"!).
E ora veniamo alle conseguenze economico-sociali.
Il vincolo del pareggio di bilancio sarà una potente arma di ricatto per impedire qualunque tipo di spesa (tranne quelle faraoniche per "salvare le banche", naturalmente).
A cominciare dalle spese per investimenti economici statali per favorire la ripresa. Ed è da ricordare, ad esempio, che la tremenda crisi economica degli anni 30 fu superata in tutto il mondo grazie proprio all'intervento degli stati nell'economia (oltre che alla II Guerra Mondiale, il che fa riflettere). Ossia, le famose politiche keynesiane.
Che, a partire da oggi diventano -di fatto- anticostituzionali.
Poi, le spese per la ricerca, che di certo non si sobbarcheranno i privati. In Italia, poi, meno che mai.
E poi, tutte le spese per la Sanità, per l'istruzione pubblica (ma per quella privata i soldi si trovano sempre), per qualunque servizio sociale, per le pensioni, ecc.
Ora Monti parla bene, dice che siamo riusciti ad evitare il peggio, che le riforme favoriranno la ripresa economica, ecc.
Peccato che i dati dicano esattamente il contrario: la disoccupazione aumenta, le imprese chiudono i battenti a migliaia, i consumi calano ulteriormente.
E non si tratta di fenomeni passeggeri: ricordo che la Grecia è già alla 4° misura "lacrime e sangue" e in teoria doveva bastare la prima a risollevare i suoi conti pubblici.
Ma come fanno i conti pubblici a pareggiare, se il PIL diminuisce in continuazione? E diminuisce proprio a causa di tutti i tagli "per pareggiare il bilancio"?
E' un cane che si morde la coda (e la coda siamo noi, i lavoratori/disoccupati/pensionati).
In Italia (Grecia, Spagna, ecc.) si sta ripetendo grosso modo ciò che è successo in tanti altri paesi (l'Argentina è il caso più famoso) negli anni '90. Le politiche economiche di Berlusconi-Monti assomigliano tanto a quelle di Menem. Che portarono l'Argentina -un paese una volta relativamente benestante- al collasso dei primi '2000.
Loro si sono ripresi grazie alle lotte che il popolo ha condotto e che sono sfociate alla fine in governi (Kirchner, Fernandez) che sono usciti fuori dall'ottica liberista, nonchè dalla suddittanza agli USA.
Per noi sarà più difficile fare ciò: il PD è pienamente interno all'ottica liberista ed è improbabile che cambierà rotta.
Non mi fido neanche molto degli "urlatori" di professione. Ossia, parolai alla Beppe Grillo (che cambia idea da un giorno all'altro e che comunque non esprime una visione un minimo coerente e seria).
Non parliamo, poi, della Lega, che ora urla anche lei, ma che con Berlusconi ha avallato le peggiori porcherie.
Forse si salva un po' l'Italia dei Valori (ma non sempre).
Restano le forze autenticamente di sinistra.
La Federazione della Sinistra e SEL (sperando che Vendola la smetta di snobbare partiti come Rifondazione e PdCI e si decida invece a collaborare assieme).
E poi le forze sindacali e sociali.
Prepariamoci alla lotta, tempi duri stanno per arrivare!
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