Oggi potrebbe sembrare fin troppo
facile "sparare sulla croce rossa", attaccando la
neo-sindaca di Roma, Virginia Raggi e la sua giunta "raffazzonata".
Ma a me, più che gettare benzina sul fuoco, interessa fare -e
invitare a fare- dei ragionamenti di fondo.
I pentastellati da una parte hanno
ragione quando affermano che è in atto una campagna mediatica di
giornali e TG contro di loro (anche e soprattutto in vista del
referendum costituzionale).
Peccato che moltissimi sostenitori di
Grillo scoprano soltanto ora la faziosità dei mass-media e la
strumentalità delle loro campagne diffamatorie. Mi auguro, comunque,
che essi facciano tesoro di questa "scoperta" e se ne
ricordino anche in futuro, quando ad essere prese di mira saranno
pure le altre forze politiche, italiane o anche paesi esteri (vedi ad
es. Libia, Iraq, Russia, ecc.).
Ritorniamo ai problemi della Giunta
Raggi.
Mesi fa, prima delle elezioni comunali
romane, avevo previsto 2 o 3 possibili scenari, nel caso che avesse
vinto il M5S. La realtà, devo dire, mi ha sorpreso e ha prodotto un
quarto scenario, da me non previsto (e credo da pochi).
Ossia, che la crisi e il rimpasto della
giunta sarebbero arrivati a soli tre mesi dall'insediamento di
questa, e già sulle nomine degli incarichi istituzionali e di
responsabilità.
Non entro nel merito delle vicende
relative a Ranieri, Minenna, Muraro, Marra, ecc., di tutto ciò si è
già abbondantemente parlato, e non sono interessato all'aspetto
cronachistico, bensì semmai alle questioni di fondo, che di solito
passano inosservate ai più.
Sui limiti del M5S ho già trattato
altro volte sul mio blog, per cui mi limito a qualche breve accenno
molto sintetico.
Se il punto forza del "movimento"
sta di sicuro nelle sue capacità comunicative -indubbiamente
eccezionali- per il resto tale forza politica lascia parecchio a
desiderare e sembra essere un classico fenomeno di opinione, quasi
una moda.
In modo particolare, la mancanza -anzi,
il rifiuto- di una visione complessiva e coerente della società e della politica,
se permette al M5S di acquisire consensi di massa di ogni tipo e
colore politico, genera, tuttavia, alla lunga un'enorme confusione,
aggravata dalle modalità selettive dei loro candidati elettorali.
Non è un caso che un'elevata percentuale di eletti
pentastellati finiscano poi per "litigare" con Grillo, e
non di rado vengano cacciati via.
Anche perché un conto è la politica
"urlata" (di solito, poi, diretta contro personaggi
secondari, anche se noti al grande pubblico) e un altro è quella
istituzionale, fatta di mediazioni fra interessi, fatta di "poteri
forti", di pressioni -perfino di minacce- e dove si devono
gestire centinaia di milioni, se non miliardi (per cui, l'auto-ridursi lo
stipendio, sebbene appaia una misura da apprezzare, incide in realtà sui bilanci in modo del tutto trascurabile).
Tra l'altro, termini come "onestà",
che pure fanno presa su un elettorato politicamente ingenuo,
finiscono per occultare la realtà di un un paese capitalistico e membro della NATO, come l'Italia, dove la politica è, di fatto,
completamente subordinata agli interessi di soggetti potentissimi
-italiani e stranieri- quali le multinazionali, le banche, la BCE,
gli USA. Quei pochi che hanno provato, in passato, ad opporsi, hanno
fatto una brutta fine (Enrico Mattei, Aldo Moro, ecc.).
Di nuovo, ritornando sulla Giunta
Raggi, secondo me occorre fare una riflessione su almeno tre
questioni.
La prima riguarda il Comune di Roma.
La carica di sindaco capitolino è
diventata in questi ultimi anni una vera e propria "patata
bollente" (Marino ne sa qualcosa). Vuoi perchè lo Stato ha
fortemente decurtato i finanziamenti agli Enti Locali, vuoi per la
questione del debito (composto in gran parte dagli interessi sul
debito precedente, ma, si sa, il lucro delle banche è "sacro",
mentre Roma e i suoi abitanti contano molto meno), vuoi per gli
enormi problemi accumulati che si porta dietro questa città, i
quali, certo, in questo clima da "spending review" non
solo diventano del tutto irrisolvibili, ma si rivela un'impresa ardua
anche solo provare a metterci una toppa. Per non parlare
di "Mafiacapitale".
Insomma, diventare oggi sindaco di Roma
significa, con una probabilità quasi certa, bruciarsi.
La
seconda questione riguarda il sempre più continuo e massiccio
intervento -negli assetti politici- della magistratura, nonché dei
mass-media e delle loro campagne diffamatorie. Quando poi il lavoro
della magistratura si associa a quello dei giornali e dei TG -il che
non avviene sempre, ma avviene- ecco che un personaggio o un governo
o una giunta, eletti dai cittadini, finiscono per decadere (o vengono
fortemente condizionati/ricattati).
Da notare che quando si parla di magistratura, si parla di esseri umani corruttibili (e spesso corrotti o comunque condizionati), e che in passato in Italia hanno mandato assolti terroristi stragisti, hanno depistato le indagini (o le hanno ignorate), ecc. Insomma, detto fra noi, Falcone e Borsellino sono stati più un'eccezione che non la regola.
Da notare che quando si parla di magistratura, si parla di esseri umani corruttibili (e spesso corrotti o comunque condizionati), e che in passato in Italia hanno mandato assolti terroristi stragisti, hanno depistato le indagini (o le hanno ignorate), ecc. Insomma, detto fra noi, Falcone e Borsellino sono stati più un'eccezione che non la regola.
C'è
poi una terza questione, quella relativa al consenso di massa che ha
oggi il M5S. Un consenso derivante da malumori, sofferenze,
delusioni, spaesamento, rabbia, ma anche speranza e volontà di
cambiamento.
Il
consenso ai pentastellati è per la verità assai eterogeneo a
livello sociale. Ci sono settori di piccola, media e perfino di
grande borghesia che appoggiano Grillo, a causa dei grossi problemi
derivanti da una parte dalla crisi economica e, dall'altra, dalle
politiche dell'Unione Europea -e soprattutto dell'area-Euro- che sta
portando a fallimenti e chiusure di aziende, negozi e altre attività.
Ma questi settori mi interessano fino ad un certo punto.
Molto
più significativo, a mio avviso, è il massiccio consenso popolare
di cui gode attualmente il M5S. E che soprattutto a Roma risulta
molto evidente (i voti alla Raggi provengono soprattutto dai
quartieri periferici e popolari).
Sulle
sofferenze dei ceti proletari c'è poco da scoprire. La crisi
economica e le politiche liberiste stanno letteralmente massacrando
in modo particolare i lavoratori. Il lavoro è sempre più precario e
sottopagato, le pensioni stanno per diventare un miraggio per le
giovani generazioni, i servizi sociali sono sempre più scarsi e
soggetti a tagli, accendere un mutuo sta diventando un'utopia, e così
via.
Una
grossa fetta di questo malcontento si è rivolta, negli scorsi anni,
al "movimento" di Grillo (e Casaleggio), convinta di
trovarsi davanti finalmente una forza politica veramente nuova e
diversa dalle altre e che avrebbe mandato a casa ladri e corrotti.
Solo
che ci stiamo sempre più accorgendo che le cose non sono così semplici, E, proprio per questo, i pentastellati riescono a
dare il meglio di sé soltanto quando sono all'opposizione e devono
criticare gli altri. Quando sono loro a governare, il discorso cambia
aspetto.
D'altronde
un grosso errore che commettono è quello di additare come
responsabili dei problemi dell'Italia soprattutto i soliti politici
"ladri e disonesti".
E
questo è falso.
Ruberie
e corruzioni esistevano anche durante gli anni '60, in pieno boom
economico, nonché nei decenni successivi, quando pure c'era un
relativo benessere diffuso anche tra i ceti popolari.
Non
solo, l'Italia soffre (ed è indebitata) anche a causa di una piaga
enorme, cioè la gigantesca evasione fiscale dei ricchi, sulla quale,
curiosamente, il M5S è sempre stato silente.
In
realtà la causa principale dei problemi economico-sociali
dell'Italia, debito pubblico compreso, risiede nelle politiche
liberiste, attuate massicciamente nei decenni scorsi (e, in ultima
analisi, nel capitalismo).
Dunque,
tutto il malcontento popolare -che sfoci nel M5S o nell'astesionismo
o in altre forze politiche, poco cambia- è ampiamente comprensibile
e legittimo.
Ma
affinchè esso possa tradursi anche in un'azione politica efficace,
deve prima prendere coscienza che il problema sta soprattutto nelle
politiche liberiste che ci impone l'Europa (e la Confindustria).
E
anche, per la verità, nelle politiche guerrafondaie della NATO, per
le quali l'Italia spende quotidianamente cifre veramente astronomiche
(anche se nessuno ne parla).
Se
il PD sostiene nettamente tali politiche (liberiste e guerrafondaie),
tuttavia nè la Lega di Salvini, nè il M5S, nonostante i loro
proclami "rivoluzionari", esprimono in realtà, su queste,
una posizione chiara e definita, e preferiscono non sbilanciarsi.
Chissà,
forse le loro componenti borghesi non accetterebbero una loro
contrarietà.
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