C'è una buona notizia per chi odia gli
immigrati!
Oddio, la notizia, a dir la verità, è
tutt'altro che buona. Ma per chi ha la lungimiranza di credere che il
problema principale in Italia siano gli extracomunitari, è
senz'altro un'ottima notizia.
Gli immigrati in Italia incominciano a
diminuire.
Secondo i dati che l'ISTAT ha
pubblicato recentemente, gli ingressi di extracomunitari nel nostro
paese sono diminuiti, nel 2012, del 27,7%, rispetto al 2007.
Contemporaneamente aumenta il numero di
stranieri che se ne va via dal Bel Paese (+17,9%).
A tali dati, però, andrebbe aggiunto
un altro fenomeno, per comprendere meglio ciò che effettivamente sta
accadendo: aumentano enormemente gli italiani che espatriano, in
cerca di maggior fortuna all'estero.
Dunque, gli italiani hanno ripreso,
dopo parecchi decenni, ad emigrare alla grande.
Entrambi i fenomeni di cui sopra sono
evidenti indici di un peggioramento delle condizioni di vita nel
nostro paese.
E, tanto per avere una conferma, la
Caritas denuncia -dati alla mano- il raddoppio del numero dei poveri
assoluti in Italia dal 2007 al 2012.
Cala, inoltre, la produzione
industriale, del 6,7% nel 2012, rispetto all'anno precedente, e
addirittura del 25% rispetto al 2008 (Corriere.it).
Naturalmente aumenta anche la
disoccupazione (e il precariato; questo anche per le leggi sul
lavoro).
Manco a dirlo, assistiamo ad un vero e
proprio boom di chiusure aziendali (piccole-medie imprese, laboratori
artigianali), nonchè di esercizi commerciali.
Arrivati a questo punto, la maggior
parte degli italiani sarebbe portata "istintivamente" a
dare tutta la colpa ai soliti politici "ladri",
"magna-magna", "corrotti", ecc.
Niente di più sbagliato e fuorviante!
Anche perchè la crisi economica che
attanaglia l'Italia, la ritroviamo -con poche varianti- negli Stati
Uniti, in Giappone e in molti paesi europei (e non soltanto in
Spagna, Grecia, Portogallo, ma anche in Francia, in Gran Bretagna e
qualche accenno perfino in Germania).
Per carità, non che voglia difendere
il nostro ceto politico attuale -certo, il peggiore dal dopoguerra;
ma è anche il prodotto dell'ubriacatura anticomunista dall'89 in
poi- ma il vero problema non è la "casta politica", bensì
il CAPITALISMO.
Siamo in presenza di quella che Marx
chiamava la crisi di sovrapproduzione di capitali (e quindi di
merci), legata alla caduta tendenziale del saggio di profitto.
Senza addentrarci troppo alle questioni
economiche, il dato di fatto è che tendenzialmente tutto il mondo
capitalistico, e soprattutto tutti i paesi che nei decenni scorsi
hanno adottato politiche liberiste, è in crisi.
La crisi anni fa si fece sentire pure
in Cina (come conseguenza di quella occidentale). Ma il paese che da
noi viene superficialmente bollato come "dittatura" o
"totalitarismo", ha adottato politiche oculate di aumento
della spesa pubblica, soprattutto indirizzata verso l'aumento dei
salari -parliamo di aumenti seri e generalizzati; niente a che vedere
con la buffonata elettorale degli 80 euro di Renzi- e degli
investimenti.
Ed è riuscito, in questo modo, a far
ripartire l'economia cinese, alla grande.
Torniamo all'Italia, le politiche fin
qui adottate, ossia, quelle di contenimento del debito pubblico,
attraverso il taglio delle spese per i servizi sociali, non hanno
fatto altro che peggiorare la già profonda crisi economica, com'era
facilmente prevedibile.
In questo contesto, assistiamo da parte
del nostro esecutivo ad un lavoro, che è praticamente di sola
propaganda e immagine, coadiuvato dai vari mass-media, ormai
asserviti del tutto ai poteri forti.
L'Italia sarà obbligata nei prossimi
anni a perseguire il pareggio di bilancio e a portare avanti i
pesantissimi tagli che impone il fiscal compact.
Nonostante la retorica mass-mediatica,
nella quale si è parlato di "austerità flessibile",
Matteo Renzi, nell'incontro con il premier tedesco Angela Merkel non
è riuscito ad ottenere nulla di sostanzioso.
Per cui, aspettiamoci altri tagli e
stangate...
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