Ambasciate e consolati assaltati,
bandiere bruciate, catene ristoratrici devastate, ambasciatori uccisi
(quello USA in Libia). E poi scontri, sparatorie, morti e feriti.
Tutto il mondo islamico è in tensione,
ovunque ci sono manifestazioni di protesta. Dal Pakistan al Sudan,
dall'Iran alla Tunisia, dallo Yemen alla Libia, dal Libano al
Marocco, dall'Afghanistan all'Egitto.
Il tutto sembra essere partito da un
film ritenuto offensivo per la religione islamica. Sembra.
Le cose, come sempre, sono un po' più
complesse: forse mai come in questo caso si tende a confondere la
scintilla con la polveriera. L'offesa provocata dall'uscita del film
può essere chiaramente paragonata ad una scintilla. Ma l'odio, la
rabbia e la violenza che si sono scatenati in questi giorni in quei
paesi hanno motivazioni che vanno ben al di là delle questioni
strettamente religiose.
Altrimenti non si spiegherebbe come mai
ad essere presi di mira non sono i luoghi di culto di altre religioni
(presenti in abbondanza in numerosi paesi a prevalenza islamica),
bensì le ambasciate e i consolati. E, neanche a dirlo, soprattutto
quelle americane. E ovunque, ad essere bruciate sono le bandiere
degli USA e di Israele, non certo quella del Vaticano.
E quali sono queste motivazioni?
Di motivi ce ne sono diversi, ma ciò
che su tutti sembra prevalere è l'ostilità contro le politiche
dell'Occidente (USA, soprattutto, ma anche Israele ed Europa) degli
ultimi anni, che si vanno a sommare a quelle della vecchia Europa
colonizzatrice.
Politiche di guerra e di dominio.
Diretto ed indiretto.
In quello diretto rientrano la guerra
in Afghanistan, quella in Iraq e quella in Libia, nonchè il forte
scalpitamento degli occidentali per invadere la Siria (e il loro
appoggio ai "ribelli") e per attaccare l'Iran. E mi pare
che non è poco.
Il dominio indiretto è più complesso
e meno visibile, ma non per questo meno incisivo e dannoso (per loro)
e meno fautore di odio e rancore da parte di quei popoli nei
confronti degli Stati Uniti soprattutto.
Si tratta di tutti quei paesi retti da
regimi autoritari (anche se alcuni appaiono formalmente
"democratici") e i cui capi di Stato e i ceti dirigenti
perseguono gli interessi euro-americani (oltre che quelli loro) a
tutto danno delle popolazioni locali.
Spesso sono paesi produttori di
petrolio, che vanno ad arricchire le grandi compagnie petrolifere
occidentali e il ceto dominante locale, che ostenta uno sfarzo
faraonico, mentre il popolo vive in gran parte in miseria.
Nel dominio indiretto rientrano pure le
"rivoluzioni" chiaramente fomentate, armate e finanziate
dall'Occidente e dai vari emirati oscurantisti amici di questo, come
quella libica e quella siriana.
Ancora più grave è quanto è accaduto
di recente in Sudan, dove la parte più ricca di petrolio, quella
meridionale, si è scissa dal resto del paese, formando uno
staterello, col chiaro appoggio -anche lì- degli USA, nella cui
orbita gravita ora il Sud Sudan. E a tutto danno del resto del paese.
Non è un caso che uno dei luoghi dove
ci sono stati incidenti gravi in questi giorni è Khartum, la
capitale del Sudan.
Quando si verificano queste ondate di
manifestazioni di protesta particolarmente forti e violente stiamo
attenti a non cadere nella facile tentazione di dare un giudizio
superficiale (e dettato dai forti pregiudizi che abbiamo nei
confronti dei popoli islamici) e di bollare tali episodi come
"fanatismo religioso".
Infatti, al di là della causa
scatenante, ci sono quasi sempre motivazioni assai più profonde.
ciao! ho cliccato su un vecchio commento ed è apparso il tuo blog.. mo' me lo segno
RispondiElimina:)