E’ impossibile sintetizzare in un breve articolo la sua vita. Ma alcune osservazioni di fondo vanno fatte.
Mandela è stato l’eroe della lotta contro l’Apartheid.
Per chi non lo sapesse, l’Apartheid era un regime razzista e segregazionista del Sudafrica, governato allora dai bianchi, discendenti dei colonizzatori inglesi e olandesi. La grandissima maggioranza della popolazione, ossia i neri, non avevano di fatto cittadinanza e non potevano votare.
Per
diversi decenni, Mandela, socialista, ha lottato contro quel brutale regime,
fondando L’ANC (African National Congress), e facendosi, per questo, ben 27
anni di carcere. E divenendo poi presidente del Sudafrica una volta caduto il
vecchio regime, nel 1994.
Fin
qui è cosa nota.
Cosa
meno nota ai più giovani (e forse dimenticata da molti altri meno giovani) è
che i grandi campioni di “democrazia”, nonché “difensori dei diritti civili”,
ossia, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno sostenuto fino alla fine tale
regime repressivo.
E
l’Apartheid non era solo razzismo: significava anche brutale sfruttamento della
forza-lavoro di colore, soprattutto nelle miniere (il Sudafrica è ricchissimo
di minerali) e povertà diffusa, sempre ovviamente tra la popolazione nera.Dunque, Nelson Mandela e l’ANC non hanno dovuto combattere soltanto contro il regime sudafricano, ma di fatto anche contro gli USA e la GB.
Ma
in questa lotta per fortuna non erano soli.
Un
grosso e determinante aiuto è venuto dall’Angola (che il Sudafrica invase,
attraverso la Namibia) e soprattutto da Cuba.I cubani, infatti, hanno dato un aiuto determinante durante la guerra che gli angolani hanno dovuto sostenere contro l’invasore sudafricano. La battaglia decisiva fu quella (vinta) di Cuito Canavale, nel 1988, che ha permesso la liberazione dell’Angola e ha messo in crisi il regime sudafricano dell’Apartheid. Cosa che ha fatto sì che in seguito il regime dovette fare delle aperture –liberando Mandela- e che portarono, alla fine, a libere elezioni e alla vittoria dell’ANC.
La
lotta eroica di Mandela e dell’ANC è stata, quindi, contro il colonialismo e
tutte le varie forme con cui questo ancora oggi sopravvive.
Cessato,
infatti –sull’onda del movimento anticoloniale del dopoguerra- il colonialismo
politico diretto e ufficiale (e anche questo non ancora del tutto; diversi
territori sparsi nel mondo ancora appartengono a GB, Francia e USA), vi è un
altro colonialismo, più indiretto, basato sullo sfruttamento economico e su
dittature e regimi vari “locali”, ma dipendenti di fatto –o comunque vicini-
alle grandi potenze occidentali (vedi Israele e la sua brutalissima repressione
del popolo palestinese).
Incredibile
a dirsi, ma Nelson Mandela nel 1993 riesce ad ottenere pure il Premio Nobel per
la Pace –difficilmente lo danno a chi non piace a USA e GB- anche se assieme a
De Klerk (sarebbe stato troppo, sennò), ossia, l’allora presidente del
Sudafrica, protagonista anche lui dell’apertura del regime all’ANC, ma, certo,
molto meno eroico del primo.
Ma,
morto Mandela, la lotta contro il colonialismo è tutt’altro che finita. E
questo molti popoli del cosiddetto “Terzo Mondo” lo sanno bene, anche perché lo
subiscono sulla loro pelle.
Numerose,
infatti, sono le “guerre civili” o “guerre tribali” soprattutto in Africa, che
–a differenza di ciò che ci fanno credere i nostri mass-media- sono in realtà
guerre fomentate, finanziate e armate dalle potenze europee e soprattutto dagli
USA, per ottenere indirettamente lo sfruttamento delle immense risorse,
soprattutto minerarie e petrolifere, del Continente Nero (Sudan, Congo,
Nigeria, ecc).